mercoledì 18 agosto 2010

E' il sole, non l'uomo, che scalda la terra!


Temperature misurate sulla superficie della Luna dai sensori lasciati da Apollo 15 e Apollo 17 (da Nagihara et al.) Si nota chiaramente l'aumento graduale delle temperature col tempo. Questi dati dimostrano che è il sole a scaldare la Terra e non l'uomo. 


Mi dispiace, ragazzi, ma mi sono convertito. Da serrista sfegatato che ero, ho visto la luce e adesso non posso che dirmi scettico convinto. Mi sono capitati fra le mani dei dati sulla temperatura della superficie lunare; li vedete qui sopra. E ho dovuto cambiare idea.

Guardate voi stessi: le temperature della superficie lunare sono in aumento e che cosa le può far aumentare se non il sole? Dico, non ci sono centrali a carbone sulla luna, non ci sono automobili e nemmeno mucche a buttar fuori metano; e allora? E allora vuol dire che è colpa del sole; tutto qui.

E questi, ragazzi, sono dati scientifici; noi scettici non ci sogneremmo mai di negare la competenza e la correttezza degli scienziati.

Ora che ho abbandonato il serrismo, ho trovato tanti nuovi amici. Claudio Costa ha detto che mi inviterà a casa sua e mi farà assaggiare una bistecchina di bufala (la sua specialità). Maurizio Morabito ha detto che questi risultati provano che gli scienziati imbrogliavano già negli anni '70, dato che lui aveva trovato che a quel tempo parlavano di "global cooling" mentre i dati lunari provano che la terra si stava già scaldando a quell'epoca. Il ten. col. Guido Guidi ha promesso che pubblicherà i miei post sul suo eccellente blog di alto livello "climatemonitor".

Certo, ho qualche piccolo problema con Ocasapiens, che ha sfoderato artigli da aquila reale e - ahia - ho tutte le cicatrici sulla schiena.............


Riferimento bibliografico:


http://www.lpi.usra.edu/meetings/lunargeo2010/pdf/3008.pdf
 
LONG-TERM WARMING OF SURFACE AND SUBSURFACE TEMPERATURES OBSERVED AT APOLLO 15 AND 17 SITES: IMPLICATIONS FOR FUTURE LUNAR GEOPHYSICAL MISSIONS. 
S. Nagihara1, P. T. Taylor2, D. R. Williams2, and Y. Saito3, 1Texas Tech University, Lubbock, TX 79409 (seiichi.nagihara@ttu.edu), 2Goddard Space Flight Center, Greenbelt, MD 20711, 3Institute of Space and Astronautical
Science, Sagamihara, Japan.

domenica 15 agosto 2010

Claudio Costa e la sindrome del Gatto Silvestro


I gatto Silvestro è un buon esempio di un comportamento maniacale; è una creatura dedicata a un solo scopo; quello di catturare il canarino Titti. Alle volte mi sembra che certa gente che se la prende con la scienza del clima siano vittime di una sindrome del genere. Uno di questi è Claudio Costa, probabilmente la persona più attiva in Italia a negare il ruolo umano nel cambiamento climatico.


Se cercate con Google una combinazione di "Claudio Costa" e "clima" troverete migliaia di pagine: l'ultima volta che ho provato me ne ha date oltre 6.000. Se andate a vedere di cosa si tratta, vedrete che è sempre la stessa persona che scrive sui commenti di vari blog per negare la realtà del cambiamento climatico causato dall'uomo. Per dare un'esempio del suo attivismo incredibile, andate a vedere i commenti a questo post su climalteranti. Su 116 commenti, 60 sono suoi.

Ora, se ci sono 6000 pagine sul web dove Costa è intervenuto, quasi tutte contengono molteplici suoi commenti, molte parecchie decine. Facendo un conto con 10 commenti a pagina, Costa ha scritto almeno 60.000 commenti in qualche anno. Volete ammettere 5 minuti a commento? Fanno 300.000 minuti, ovvero 5000 ore; almeno un paio di anni-uomo di lavoro. E' una forma di attivismo addirittura ossessiva che ricorda un po' l'atteggiamento maniacale che ha il Gatto Silvestro nei confronti del canarino Titti.

In queste discussioni, noterete facilmente che Costa di scienza del clima ha soltanto un'infarinatura e che molte cose non le ha capite proprio, oppure le ha capite al contrario. Ciononostante, non si fa scrupoli a mettersi a contestare i veri climatologi. La sua strategia è sempre la stessa: monopolizzare la discussione e trasformarla in una serie di batti e ribatti su punti del tutto marginali fino a far perdere il filo di cosa si stava discutendo; la sua idea è di vincere sfiancando l'avversario. C'è chi ci casca e si lascia trascinare in queste infinite discussioni dove Claudio Costa tira fuori le cose più strane; una sua fissa favorita è quella dall'Eemiano.

Il comportamento di Costa in queste discussioni è quello classico del troll. Tuttavia, a differenza dei troll comuni, va detto a onore di Costa che non è quasi mai offensivo o aggressivo. Inoltre si presenta a viso aperto, sempre con nome e cognome (o, occasionalmente, con il nick ben riconoscibile di "Clayco"). Lui stesso ci dice chi è e ci parla della sua motivazione in questo commento.


Sono un veterinario zootecnico, lavoro per un grande gruppo e mi sono dovuto occupare, obtorto collo, di emissioni zoogeniche anche perchè gli allevatori sono accusati ingiustamente di essere la seconda causa del riscaldamento globale.

In un altro commento, ci da qualche ulteriore dettaglio sulla sua attività

Non so se sai chi sono comunque mi ripresento sono un veterinario zootecnico, ho fatto consulenza ambientale per power feed e copagri, ( direttiva nitrati) mi sono dovuto occupare obtorto collo di emissioni, (sono anni ormai, sono cose che ho già scritto faccio il copia incolla, non riscrivo consumando la tastiera) perchè la zootecnia è accusata di esserela seconda causa del riscaldamento globale, dopo i trasporti.

E infine, qui:

Non sono in malafede, casomai ho un conflitto di interesse, che però è dichiarato,

Ora, è cosa indubbiamente positiva che uno metta subito in chiaro nel dibattito quali sono i suoi personali interessi nella faccenda di cui si dibatte. Su questo, Claudio Costa è onesto; soprattuto in confronto al comportamento di tanti pataccari negazionisti. (mi è rimasto in mente quello che proclamava la purezza delle sue motivazioni a un dibattito mentre forse non si ricordava che sul programma del convegno c'era scritto chiaramente che era uno dei dirigenti di Assocarboni.)

Tuttavia, il fatto che uno dichiari apertamente il proprio conflitto di interessi non elimina il fatto che questo conflitto ci sia e porti un problema etico. Uno può essere un consulente - per esempio - dell'industria del tabacco e potrebbe dichiararlo onestamente. Ma non sarebbe accettabile se, in quanto consulente, si sentisse in dovere di negare l'esistenza di un legame fra fumo e tumori. E' un problema non solo etico ma anche professionale: un professionista serio non scende a compromessi con la propria professionalità.

E qui sembra proprio che Claudio Costa sia andato ben oltre quello che la sua posizione professionale gli poteva imporre o suggerire. In primo luogo, la sua valutazione sull'effetto della zootecnia ("la seconda causa del riscaldamento globale") è quantomeno obsoleta. Il contributo degli allevamenti sul totale dei gas serra è stato ridimensionato da alcuni recenti studi e sono comunque in gran parte emissioni di origine biologica e quindi destinate a essere riassorbite dall'ecosistema. Nella lista delle azioni per ridurre le emissioni di gas serra, la zootecnia non è certamente considerata il problema principale.

In secondo luogo, di fronte a un problema il compito di un professionista serio è quello di proporre delle soluzioni; non di negare l'esistenza del problema. Un professionista che si comporta in questo modo non è un vero professionista; anzi, rischia di fare dei danni irreparabili alle industrie con cui lavora (il caso dell'industria del tabacco insegna). E' vero che la zootecnia contribuisce al riscaldamento globale, ma il compito di Claudio Costa era ed è di suggerire delle strategie di mitigazione - possibilissime in questo caso. Non era di lanciarsi in una crociata contro la scienza del clima, anche considerando che lui non ha nè le qualifiche nè la competenza per farlo. 

Inoltre, mi sembra chiaro che Costa non fa quello che fa per i soldi. Sembrerebbe altamente improbabile che Copagri o altre organizzazioni agricole o della zootecnia italiana paghino una persona per negare il concetto di riscaldamento globale antropogenico; soprattutto tenendo conto che questa persona non gli sta facendo fare una gran bella figura. Allo stesso modo, non sembra probabile che organizzazioni come - per esempio - lo Hearthland Institute vadano a pagare un veterinario lombardo per le loro oscure  operazioni di disinformazione. Fra le altre cose, conosco personalmente almeno uno che usa la stessa tattica di Costa nel criticare ogni cosa che l'amministrazione del mio comune fa e dice (e, di questo qui, sono assolutamente sicuro che nessuno lo paga: chi mai pagherebbe uno per fare opposizione all'amministrazione di un comune di 15.000 abitanti?).


No; Costa quello che fa lo fa perché ci "sente". Del resto, si sa che la questione climatica porta un contenuto emotivo e ideologico formidabile. Sono moltissimi quelli che reagiscono più con la pancia che con il cervello. Claudio Costa può aver reagito - in modo eccessivo ma anche sotto certi aspetti comprensibile - all'atteggiamento ideologico contrario agli allevamenti di una certa parte del movimento ambientalista.

Ma è comunque la classica sindrome del Gatto Silvestro che potrebbe vivere tranquillo con i croccantini nella sua ciotola. Invece, si lancia a cercare di catturare il canarino Titti, anche se rischia di finire sotto la schiacciasassi o in bocca al cane mastino.

Il problema del Gatto Silvestro è che, per contratto, non potrà mai acchiappare Titti. Non è escluso, invece, che Claudio Costa non possa finire per capire veramente qualcosa di clima. Non che mi legga tutti i suoi commenti, ma in quelli che leggo mi sembra di notare un certo miglioramento; un'incerta e vacillante locomozione lungo la  strada che porta alla comprensione (molto lunga, nel suo caso).

Così, in questi giorni, per la prima volta Claudio Costa si è deciso a saltare il fosso e invece di criticare le cose scritte da altri ha scritto un suo contributo che è stato pubblicato su Climatemonitor (Quando gli ippopotami nuotavano nel Tamigi). Non che come articolo sia un gran che; anzi, francamente è un disastro. Comunque, è sempre un bel salto di qualità per lui. Chissà che, alla fine, non riesca a vedere la luce e a capirci qualcosa di clima. In fondo, io sono convinto che sia una brava persona, soltanto con una fissa (e che fissa!)
___________________________________________________


Quando gli ippopotami nuotavano nel Tamigi
Di Claudio Costa


Un commento di Ugo Bardi


Claudio Costa si lancia per la prima volta con questo articolo a pubblicare qualcosa di suo invece che limitarsi a criticare gli articoli degli altri. Premetto che i risultati non sono un gran che, ma che è comunque un grosso passo avanti rispetto al livello medio dei commenti di Costa nei vari blog e forum di discussione. Questo suo articolo è perlomeno leggibile e merita un breve commento. 


Allora, Claudio Costa inizia con una breve descrizione del periodo detto "Eemiano," circa 120.000-130.000 anni fa, che è stato l'ultimo interglaciale prima dell'attuale; detto "Olocene." Per un breve periodo, qualche migliaio di anni, l'Eemiano è stato leggermente più caldo dell'Olocene e questo da il titolo al lavoro di Costa "Quando gli ippopotami nuotavano nel Tamigi". 

Nel complesso, Costa descrive correttamente quello che sappiamo dell'Eemiano basandosi su dati dell'IPCC e di Wikipedia. Dice anche, correttamente, che la maggiore temperatura raggiunta nell'Eemiano si può spiegare - probabilmente - come dovuta alla maggiore insolazione, a sua volta correlata ai cicli di Milankovich.

Fin qui, tutto bene. A questo punto, però, cominciano i guai. Costia sostiene che i cambiamenti climatici "all'interno dell'Eemiano" si possono spiegare con variazioni del flusso magnetico solare. Come supporto a questa affermazione cita un articolo di Neff et al. dove si correlano le variazioni della concentrazione di C14 e i monsoni. Il problema arriva quando Costa sostiene che 

"Ovviamente la correlazione tra variazioni nel flusso magnetico solare e cambiamenti climatici non la si è riscontrata solo nell’Oman ma in ogni dove sul pianeta sia nell’Holocene si nell’Eemiano."

Il che non va bene per niente. Non abbiamo nessun dato sul C14 del tempo dell'Eemiano semplicemente perché il C14 ha un tempo di vita media di poco più di 5000 anni. Del C14 che c'era 100.000 anni fa, oggi non c'è più traccia. 

Ma il vero problema è un altro ed è proprio la coerenza di quello che Costa cerca di dire. A questo punto, infatti, ci fa vedere dei dati sulla variazione dell'attività magnetica solare negli ultimi secoli e sostiene che il riscaldamento globale che osserviamo oggi è dovuto a questi cambiamenti. Già questo non va bene per niente, ma - più che altro - cosa possono dimostrare dati che risalgono a pochi secoli fa nei riguardi dell'Eemiano che era centomila anni fa?
La logica di Costa, esaminata bene, sembra essere del tutto circolare; ovvero:

1. Si può sostenere che il caldo che osserviamo oggi è dovuto a cambiamenti del flusso magnetico solare
2. Dal che si potrebbe dedurre che anche il periodo caldo dell'Eemiano è dovuto a cambiamenti del flusso magnetico solare
3. Quindi, dato che l'Eemiano è stato un periodo caldo, questo conferma che il caldo di oggi è dovuto a cambiamenti del flusso magnetico solare.

Insomma, non ci siamo proprio ed è inutile che Costa concluda trionfalmente il suo articolo dicendo: In questo articolo sono citate 16 pubblicazioni scientifiche peer review e ci sono link ad altre 20 peer review:  e questa è scienza ufficiale! Non basta citare, bisogna anche che uno capisca cosa sta citando.

Alla fine dei conti, la faccenda dell'Eemiano ricade fra i classici argomenti dei negazionisti; dei quali uno è quello che dice "il clima è sempre cambiato." Da questo, si vorrebbe dedurre che i cambiamenti che vediamo oggi sono delle semplici fluttuazioni naturali. Ma il clima non cambia per caso, cambia per delle ragioni. Se esaminiamo i dati dell'ultimo milione di anni vediamo che ere glaciali e interglaciali si sono alternate in relazione ai cicli di insolazione di Milankovich. L'Eemiano corrisponde bene a un periodo di alta insolazione mentre, al contrario, oggi l'insolazione è molto più bassa e il ciclo "naturale" ci dovrebbe portare a un abbassamento delle temperature. Il fatto che le vediamo invece in aumento è una delle tante fortissime indicazioni del ruolo umano nel clima. 

In sostanza, l'esame del periodo Eemiano ci porta a conclusioni del tutto opposte a quelle alle quali Costa vorrebbe arrivare; ovvero conferma il ruolo umano nel riscaldamento in corso. 

venerdì 13 agosto 2010

Russia: la grande mazzata da riscaldamento globale


Si incomincia soltanto adesso a rendersi conto della mazzata che è arrivata sulla Russia con la siccità e gli incendi.

Il presidente Medvedev ha definito la situazione "difficile" e addirittura "estrema". Non si sa esattamente quanto sia il danno fatto alle coltivazioni, ma si parla di un quarto del raccolto distrutto.

Questo è un colpo durissimo alla politica di autosufficienza alimentare che il governo Russo aveva seguito con successo dopo la caduta dell'Unione Sovietica. Oggi, la Russia ha sicuramente risorse economiche sufficienti per rifornirsi sul mercato mondiale, ma le ripercussioni sui paesi più poveri saranno pesantissime in termini di carenza di cereali.

Secondo i modelli climatici, il riscaldamento del nord del pianeta sarebbe stato accompagnato da siccità diffusa; cosa che si è puntualmente verificata. I modelli non potevano prevedere gli incendi e il conseguente disastro, che è stato più pesante di quanto si poteva immaginare.

Il disastro russo è una dimostrazione della falsità della diffusa opinione che la politica migliore di fronte al cambiamento climatico è l'adattamento e che in certe regioni il cambiamento porterà dei vantaggi. L'agricoltura e la società umana si sono evolute e adattate a migliaia di anni di situazione climatica stabile. Adesso ritrovarsi con dei cambiamenti rapidi e incontrollabili non ci può portare che dei danni.

L'unico punto positivo del disastro è che il governo Russo si è reso conto immediatamente e correttamente della relazione fra riscaldamento globale e siccità. La Russia è un forte emettitore di gas serra, soprattutto con le centrali a carbone. Ma è anche un paese con risorse e tecnologie sufficienti per agire con efficacia per ridurre le emissioni. Da qui, ci possiamo aspettare qualcosa di buono per tutto il pianeta - forse siamo ancora in tempo.


_________________________________________________________

Russia reports 25 percent grain losses from drought, fires

    Russian President Dmitry Medvedev looks on as he visits the "Priazovye" agricultural cooperative in southern Russian Rostov region, 12 Aug 2010. Photo: AP

    By VOA News and wire services
    12 August 2010

    Russian President Dmitri Medvedev says a full one-quarter of Russia's grain crops have been destroyed by weeks of drought and wildfires, leaving many Russian farmers close to bankruptcy.

    Mr. Medvedev spoke Thursday to farmers and grain traders in southern Russia, calling the situation "difficult" and even "extreme."

    He did not quantify the grain losses in his address.  But official estimates show more than 43 million hectares were sown for this year's harvests.

    Earlier this week, Prime Minister Vladimir Putin announced a ban on Russian grain exports that could last until the end of the year, in a push to control domestic food and livestock feed prices.

    The ban pushed wheat futures on the Chicago Board of Trade to a two-year high of $7.85 a bushel, and is expected to drive a spike in grain prices in much of the world.

    Mr. Medvedev on Thursday also lifted a state of emergency in three of seven regions hit by the worst of the wildfires.

    Patrols have also been boosted at a key nuclear power plant in western Russia, located near the site of the 1986 Chernobyl nuclear plant disaster in nearby Ukraine.

    The official death toll from the Russian fires, weeks of drought and record-high temperatures stands at 52.  But authorities in the capital say the Moscow death rate had jumped from a norm of 350 a day to more than 700 deaths daily by early this week. 

    Skies over Moscow were clear Thursday, giving the city's 10 million residents desperately needed relief from more than a week of a thick, acrid smog blanketing the city.

    The Emergency Situations Ministry said Thursday the acreage engulfed by fire around Moscow continues to shrink, as emergency workers pump water into dry peat bogs ignited by the fires outside the city.  Workers are piping water from the Oka River into the bogs, which were drained decades ago to harvest fuel.

    Entire villages have been devastated over a wide area of central and western Russia, with thousands of rural residents losing everything in the past month.

mercoledì 11 agosto 2010

I Russi hanno capito: bisogna agire il prima possibile contro il riscaldamento globale



Sembra che i Russi abbiano preso una mazzata sufficiente per fargli capire come stanno le cose sul riscaldamento globale e che bisogna cambiare per sopravvivere. Perlomeno, il presidente Medvedev sembra che l'abbia capita benissimo. Ora, che mazzata deve arrivare a noi per far capire come stanno le cose a certe teste di legno?


Dal New York Times di oggi, 11 Agosto 2010  (traduzione di Ugo Bardi)


Medvedev ha detto in un discorso pubblico la scorsa settimana, "Sfortunatamente, quello che sta succedendo adesso nelle nostre regioni centrali è evidenza di questo cambiamento climatico globale, dato che non abbiamo mai incontrato nella nostra storia delle condizioni meteorologiche come le attuali," secondo una pubblica trascrizione del discorso. "Questo vuol dire che dobbiamo cambiare il modo in cui lavoriamo e cambiare i metodi che usavamo nel passato, ha detto. In un altro discorso, Medvedev ha detto che questi eventi devono fare da "sveglia" per i capi di stato e per le organizzazioni sociali, "in modo da prendere un'atteggiamento più energetico per contrastare i cambiamenti globali del clima," come descritto su Time.


Medvedev said in a public speech last week, "Unfortunately, what is happening now in our central regions is evidence of this global climate change, because we have never in our history faced such weather conditions," according to a published transcript of the speech. "This means that we need to change the way we work, and change the methods that we used in the past," he said.
In another speech, Medvedev said these events must act as a "wake-up call" for heads of state and social organizations, "in order to take a more energetic approach to countering the global changes to the climate," as reported by TIME.

lunedì 9 agosto 2010

La storia del pugile suonato: come ignorare che stiamo prendendo una legnata climatica dopo l'altra


I media hanno accuratamente evitato di legare il disastro degli incendi in Russia con il cambiamento climatico. Stiamo prendendole da tutte le parti, ma non riusciamo a reagire

C'è una vecchia barzelletta che Walter Chiari raccontava con un pesante accento romanesco. E' la storia di un pugile non più giovanissimo e un po' suonato che le prende sonoramente dal suo avversario sul ring. Alla fine del round, il suo allenatore, per fargli coraggio gli dice, "vai tranquillo; quello non t'ha manco visto. Proprio nun t'ha pigliato per niente!" E il pugile risponde con voce impastata, "Senti, dai n'occhio all'arbitro perché, lassù, qualcuno che me mena ce sta."

Sembra che di fronte al cambiamento climatico ci stiamo comportando come un pugile suonato che le prende di santa ragione ma non si rende nemmeno conto di dove arrivano le botte. Uragani, alluvioni, ondate di calore; le stiamo prendendo da tutte le parti ma non riusciamo a reagire - non riusciamo nemmeno a capire chi è che ci sta menando.

L'ultima legnata che ci stiamo prendendo è il disastro russo. Questo è probabilmente il peggiore di tutti nella storia recente ed è anche uno che non richiede particolari ragionamenti per essere legato al riscaldamento globale. Non era mai successo nella storia nota che le foreste russe prendessero fuoco con questa intensità e su una scala così vasta. E' una cosa che si spiega soltanto con l'aumento di temperatura che è stato particolarmente elevato nelle regioni del nord del pianeta (come i modelli climatici prevedevano): Fra le altre cose, il termometro dell'aeroporto di Mosca ha misurato oltre 39 gradi centigradi, una cosa che non si ricordava a memoria d'uomo.

Eppure, i media hanno scientificamente evitato di spendere anche mezza parola per collegare il disastro russo con il riscaldamento globale. Appunto, siamo come un pugile suonato che le prende una dietro l'altra.

Quanto deve essere pesante la botta che prendiamo per riuscire finalmente a capire che qualcuno ci sta menando? Basta la carestia planetaria che deriverà dalla perdita di produzione del grano russo? Oppure dobbiamo aspettare qualcosa di ancora peggiore? Uno dei problemi sono quelli che continuano a dirci nell'orecchio "Andate tranquilli, che il riscaldamento globale nun ce piglia per niente." Speriamo bene, ma si rischia veramente di finire knock-out sul pavimento del ring.

___________________________________


Per mostrare come i giornali abbiano scientificamente ignorato il collegamento fra riscaldamento globale e incendi di mosca, credo che valga la pena riportare per intero questo articolo di "Repubblica" del 9 Agosto.



RUSSIA

Roghi e caldo non danno tregua Emergenza per altra centrale nucleare

MOSCA - Per il quarto giorno la capitale russa è avvolta nella nube di fumo acre e tossico sprigionata dagli incendi di foreste e torbiere. Una situazione che, unita all'ondata di caldo, ha fatto quasi raddoppiare il tasso di mortalità. E mentre i moscoviti fuggono dalla capitale o si rintanano nei centri con aria condizionata predisposti dal Comune, non si placano i timori per gli impianti nucleari e scatta l'emergenza per un'altra centrale, quella di Mayak, negli Urali, minacciata dalle fiamme.

La Russia è oscurata da una nuvola che ha raggiunto la stratosfera. Problemi analoghi a quelli di Mosca si registrano a Nizhni Novgorod, quarta città del Paese (circa un milione e mezzo di abitanti), mentre a San Pietroburgo la coltre bianca comparsa ieri è stata spazzata dal vento. I pompieri e l'esercito combattono con un'area di fuoco che copre 1.740 chilometri quadrati in un'ondata di caldo che è la peggiore degli ultimi 1000 anni. E le previsioni non sono rassicuranti: le temperature saliranno fino a 44 gradi centigradi nelle zone più colpite, nella parte occidentale del Paese. Non solo: la gravissima siccità ha fatto impazzire il mercato dei cereali, spingendo al rialzo i prezzi del grano al tasso più veloce degli ultimi 30 anni e sollevando lo spettro di una crisi alimentare.

Emergenza per centro rifiuti nucleari. Le autorità russe hanno dichiarato lo stato di emergenza per il grande impianto nucleare di Mayak negli Urali minacciato dalle fiamme. "E' stato dichiarato lo stato d'emergenza - si legge in una nota - nelle foreste e nei parchi del distretto di Ozersk a causa del complicarsi della situazione relativa al pericolo di incendio". La centrale, nelle vicinanze della città di Ozersk, è usata principalmente per il trattamento e lo stoccaggio di scorie nucleari. Il centro si trova nella regione di Cheliabinsk, a 2.000 chilometri da Mosca. In precedenza altri due impianti, Sarov e Snezhinsk, erano stati circondati dalle fiamme ma i vigili del fuoco erano riusciti a circoscrivere gli incendi.

Mortalità quasi raddoppiata. I dati forniti dal capo del dipartimento Sanità dell'amministrazione, Andrei Seltsovski, confermano i timori dei giorni scorsi: gli obitori moscoviti sono praticamente pieni, rispetto ai 360-380 decessi che si registrano quotidianamente nei periodi normali, ora se ne contano quasi 700. Inoltre le cifre ufficiali rivelano che nel mese di luglio nella capitale ci sono stati 14.340 decessi rispetto alla media di 10mila, in gran parte di persone anziane.

"Nella capitale situazione sotto controllo". A Mosca gli inquinanti atmosferici sono ancora a livelli pericolosi. Nel weekend le concentrazioni nell'aria di monossido di carbonio e di altri gas erano sette volte il limite massimo giudicato accettabile, oggi sono da due a tre volte oltre il limite. Malgrado la situazione, il Comune ha annunciato che non intende proclamare lo stato di emergenza. "La situazione, pur rimanendo difficile - ha detto oggi il vice sindaco Vladimir Resin - resta sotto controllo. Spero che riusciremo ad affrontarla". L'introduzione dello stato di emergenza comporta, tra l'altro, il pagamento doppio del personale.

Previsioni meteo: tregua dal 20 agosto. Il calo significativo delle temperature nella Russia centrale e nordoccidentale non si verificherà prima del prossimo 20 agosto anche se da mercoledì i venti occidentali potrebbero allentare la morsa dello smog su Mosca, secondo il numero uno di Roshydromet, l'agenzia meteorologica russa, Alexander Frolov.

Strategie di sopravvivenza a Mosca. I moscoviti hanno ormai elaborato le loro strategie di sopravvivenza, come racconta il quotidiano Kommersant. Quelli che possono fuggono in dacia (dove l'aria è solo leggermente migliore ma almeno è più fresco), si spostano in città più sicure o all'estero (ieri dai tre aeroporti russi sono partiti oltre 100mila passeggeri, un numero record da inizio anno). Chi è costretto a rimanere nella capitale, se può passa le notti in alberghi con l'aria condizionata; gli altri si trasferiscono da amici che vivono in appartamenti con impianti di condizionamento, dormono in ufficio o addirittura nell'auto accesa. Di giorno, invece, prendono d'assalto i centri commerciali: ieri lo Ievropeinski, il più moderno del centro, ha registrato un aumento del 50% dei clienti, molti dei quali hanno fatto la coda per pattinare nella pista di ghiaccio al coperto. Il Comune ha aperto 123 centri con aria condizionata per dare ospitalità dalle 9 alle 20 alle persone più sofferenti. Nei reparti di ostetricia, invece, le partorienti arrivano con il ventilatore. Gli agenti della polizia stradale, infine, distribuiscono mascherine anti gas e bottigliette d'acqua in manica di camicia.

Oltre 500 incendi in corso. Ci sono ancora 500 roghi in corso nelle foreste e nelle torbiere russe, che interessano oltre 170mila ettari di terreno, secondo i dati più aggiornati del ministero delle Situazioni di emergenza. Nelle ultime 24 ore, riferisce Interfax, sono stati registrati 247 nuovi focolai e ne sono stati spenti 239. Restano 557 incendi che coprono 174.000 ettari. Ieri c'erano meno focolai, 554, ma su un'area più vasta che superava i 190mila ettari. Sono 162mila le persone al lavoro per spegnere gli incendi, con 42 aerei ed elicotteri.

Da venerdì 63.693 voli cancellati. La fitta coltre di fumo causata dagli incendi crea problemi anche nel trasporto aereo: da venerdì scorso sono 63.693 i voli cancellati nella Russia europea. Il denso fumo, secondo quanto ha reso noto Aleksandr Frolov, capo del servizio meteo russo RosHydromet, ha mandato in tilt anche gli aeroporti moscoviti di Domodiedovo e Vnukovo, gli unici del Paese insieme a Sheremietevo e a Pulkovo (San Pietroburgo) a essere dotati di strumentazione per il decollo e l'atterraggio anche con visibilità zero (anche se l'ultima parola spetta sempre ai piloti).

Autorità sanitarie temono colera. Le autorità russe temono un'ondata di epidemie, in particolare di colera, per la prolungata ondata di caldo. "Temiamo l'importazione del colera dal sud est dell'Asia, dal Pakistan, dove la situazione non è buona", ha spiegato il capo medico-sanitario Ghennadi Onishenko. I servizi sanitari, ha aggiunto, hanno "rafforzato il controllo delle malattie infettive" a causa di alcuni segnali, come il moltiplicarsi di casi di gastroenterite acuta e il deterioramento della qualità dell'aria in 52 delle 83 regioni russe". "Prendiamo delle misure per organizzare il controllo del cibo ed esigiamo la fornitura di acqua potabile laddove si siano ridotte le fonti di alimentazione", ha proseguito.

(09 agosto 2010)

sabato 7 agosto 2010

Cristo non è morto dal sonno, ovvero il CO2 scalda l'atmosfera.


Il titolo di questo post mi viene da una cosa che mi diceva sempre mio nonno, che di riscaldamento globale non sapeva niente ma che in tanti anni aveva trovato tanta gente che aveva cercato di imbrogliarlo


Agosto è un buon periodo per girellare in santa pace per internet. Si trovano le cose più strane e più assurde e i blog dei negazionisti sono un'infinita sorgente di orrore.

L'ultima che mi è capitata è un post su "Wattsupwiththat" di un certo Tom Vonk, che viene definito "fisico," dove il pover'uomo si affanna a dimostrare con sottili argomenti che il CO2 non può scaldare l'atmosfera.

Ora, non vi sto a demolire punto per punto le fesserie che racconta Vonk. Vi dico solamente che gli stessi negazionisti - alcuni dei quali non sono completamente rincoglioniti - si sono sentiti in dovere di specificare che, in effetti, sono fesserie.  Questo lo trovate nei commenti al post e in un post specifico di "Jeff Id".

Fatemi aggiungere, comunque, che bisognerebbe far notare al sig. Vonk che se fosse vera la sua teoria, che immagino si debba applicare a tutti i gas serra, allora la temperatura media del nostro pianeta dovrebbe essere 20 gradi sottozero, invece che ai 14-15 gradi come è oggi. Questo a meno che Vonk non si metta anche a demolire la teoria del corpo nero.

Ma quello che stupisce in questa faccenda non è il fatto che ci sia qualcuno in giro che non ha capito niente di fisica dell'atmosfera. E', piuttosto, l'ammontare di lavoro messo su per dimostrare l'indimostrabile. Vonk si arrabatta a dimostrare su solide basi fisiche che l'acqua non è bagnata, che le mele non cascano dagli alberi e che il piombo galleggia sull'acqua. E lo fa con una certa proprietà di linguaggio - effettivamente costui deve aver studiato fisica in un certo momento della sua esistenza. Quale misterioso corto-circuito cerebrale l'ha portato a disonorare gli studi che ha fatto? Soffre di Alzheimer? Di delirium tremens? Di sindrome del clavicembalo mal temperato? O cosa? E quello che gli ha pubblicato il post (Anthony Watts) di cosa soffre?

Un'altra cosa che stupisce è la grande quantità di commenti favorevoli che il post di Vonk ha ricevuto. In assoluta beatitudine, molti i commentatori rispondono, più o meno, "Nun c'ho capito gnente di quello che hai scritto, però, ammazzate-o, Come sei bbravo!" Ci deve essere qualcosa di profondamente sbagliato nel modo in cui funziona la testa di certa gente.

Diceva mio nonno, buonanima, che a furia di chiacchere ti possono convincere anche che Cristo è morto dal sonno. Allora, stiamoci attenti a quelli che ti riempiono la testa di chiacchere. Se volete capire bene come funziona il meccanismo di riscaldamento globale, non date retta a Vonk, ma leggetevi articoli scritti da gente seria.  Questo, per esempio, è molto buono su "realclimate."

Non mi sembra che ci sia una cosa equivalente in Italiano, forse se qualcuno di voi mi può segnalare un buon link? Comunque, questa estate vedrò di scriverci sopra qualcosa io.

martedì 3 agosto 2010

Dal Libano con ondata di calore


Inversione termica sulle valli a est di Beirut, vista da circa 1000 metri alle 6:30 del 3 Agosto 2010.

Sono di ritorno da un viaggetto in Libano per un convegno sul progetto RAMSES. Con calma, avrò diverse cose da raccontare su questo viaggio, ma una che vi racconto subito è la temperatura che ho trovato. Una roba veramente infernale. Descritta come "la peggiore ondata di calore che il paese ha vissuto negli ultimi 10 anni" 33 gradi C sulla costa, 35-36 gradi sulla montagna e 42-43 gradi nella valle della Bekaa, all'interno. Ma dove si stava peggio era probabilmente sulla costa, perché il calore era accompagnato da un'umidità opprimente.

Non ci sono foto che rendano l'idea della situazione. Mi piacerebbe potervi far vedere qualche foto dei ragazzi dell'esercito libanese, costretti a stare agli angoli delle strade di Beirut in uniforme, incluso il giubbetto antiproiettile. Poveracci, grondavano di sudore, ma non li ho potuti fotografare per ovvie ragioni. La foto che vedete all'inizio forse rende l'idea meglio di altre dell'oppressiva umidità delle zone basse della costa.

Ovviamente, i libanesi si difendono dal caldo accendendo l'aria condizionata e questo ha causato una serie di black-out in tutto il paese. Già la rete elettrica libanese è abbastanza disastrata; se ci si mettono poi anche i condizionatori a tutta forza, allora è veramente una pena. Fra le altre cose, tutti hanno dei motori diesel come backup della rete, per cui l'effetto è di inquinare l'aria con delle belle colonne di fumo nero che si vedono un po' dappertutto.

E' abbastanza normale che faccia caldo in Libano in estate. Tuttavia, mi hanno detto quelli che conosco che un'ondata di calore così non se la ricordavano. Questo specialmente sulla montagna a Est di Beirut, dove è tradizione rifugiarsi per trovare un po' di fresco. Quest'anno, si moriva di caldo anche li'. Un'ondata di calore non è di per se una prova del riscaldamento globale in atto, ma il riscaldamento si deve manifestare in qualche modo percepibile; non solo nei grafici del NOAA. Ci aspettiamo ondate di calore sempre più intense e più frequenti ed è quello che stiamo vedendo.

Così questo 2010 continua con un'estate torrida fra ondate di calore e incendi devastanti. Fino ad oggi, infatti, è stato l'anno più caldo nella storia; da quando si fanno misure globali di temperatura.

Una sola cosa mi domando: dove sono finiti quelli che prevedevano la nuova era glaciale in arrivo?