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martedì 28 aprile 2015

Perché la democrazia non funziona (e come sistemarla)

Da “Resource Crisis”. Traduzione di MR

Di Ugo Bardi





“Non sono un truffatore” Non è stato uno scambio di armi per ostaggi” “Non ho fatto sesso con quella donna” (fonte dell'immagine)

Questo post non è una proposta di riforma della democrazia. Ogni vera riforma sembra essere impossibile in un mondo in cui la regola principale (e forse la sola) sembra essere “non pensarci nemmeno di cambiare qualcosa di importante”. Detto questo, ho notato un recente articolo di Dean Burnett su "The Guardian" che ha cercato di rispondere alla domanda del perché le persone continuano ad eleggere degli idioti. Questo ha messo in moto la mia mente e mi sono uscite fuori alcune considerazioni sulla base dell'effetto delle “pubbliche relazioni” (PR) sul processo democratico. Non dico di essere un esperto in PR ma, se avete a che fare col cambiamento climatico, come spesso faccio io, è impossibile perdersi il ruolo delle PR in un dibattito che è stato basato su bugie ed esagerazioni volte a demonizzare la scienza e gli scienziati. Così, questo post è più che altro una riflessione mia sull'importanza della PR nel nostro mondo. 


Sembra che non ci sia categoria peggio vilipesa e disprezzata di quella dei politici. Eppure, in teoria gli elettori possono votare per chi vogliono. Perché continuano ad eleggere persone che disprezzano? (Somiglia alla vecchia barzelletta: 'un masochista è uno a cui piacciono le cose che gli fanno schifo'). La maggioranza degli elettori è masochista o cosa?

Penso che ci sia una spiegazione a questo comportamento apparentemente bizzarro degli elettori. Ha a che fare coi metodi di PR usati nelle campagne elettorali e, in particolare, con la pubblicità negativa che ha generato un vilipendio auto-inflitto generale su tutti i politici. Lasciate che vi spieghi.

Nelle pubbliche relazioni ci sono due approcci fondamentali per promuovere le idee o i prodotti di qualcuno: uno negativo ed uno positivo. L'approccio negativo (demonizzare l'avversario) di solito è molto più potente di quello positivo (idolatrare l'amico) Devono esserci ragioni psicologiche profonde per questo, ma è così che vanno le cose (*).

Il problema della pubblicità negativa è lo stesso che si ha con le armi chimiche: fa miracoli, ma può ritorcersi contro chi la usa. Questa è una cosa che gli eserciti della prima guerra mondiale hanno imparato quando il vento riportava indietro su di loro il gas che avevano diretto contro i loro nemici.

Infatti, la pubblicità negativa è così potente – e così pericolosa – che non viene quasi mai usata nella pubblicità commerciale (**). Pensate cosa accadrebbe se, diciamo, la Pepsi dovesse mettere in piedi una campagna basata sull'accusa che la Coca Cola fa venire il cancro. Ed immaginate che la Coca Cola dovesse ribattere dicendo che la Pepsi causa attacchi di cuore. Un'idea non buona, ovviamente: ci sarebbe qualcuno che berrebbe ancora una bibita gassata? E' un principio ben conosciuto: se la butti sul ventilatore, si diffonde dappertutto.

Ma in politica? Non si applicano gli stessi limiti. In politica, la dimensione del mercato è fissa: è una poltrona in parlamento (o nel comune, o dove sia). Non importa quante persone si presentano a votare ai seggi elettorali, qualcuno avrà lo stesso la poltrona. Per cui, per un politico, le PR negative non comportano un rischio di contrazione del mercato. Di conseguenza, le PR sono uno strumento fondamentale per venire eletti. E' risaputo: vilipendere il proprio avversario fa miracoli (***). Ma, naturalmente, se tutti se ne avvalgono il risultato è la demonizzazione generalizzata di tutti i politici. Ancora una volta, si vede l'effetto di buttarla sul ventilatore; si sparpaglia dappertutto.

Così, è probabile che la sfiducia diffusa rispetto ai politici sia il risultato di una lunga serie di campagne di demonizzazione politica che hanno portato il pubblico a concludere che tutti i politici siano ladri, bugiardi, psicopatici, maniaci sessuali, idioti, inetti e cose simili. Forse alcuni di loro meritano di essere definiti così, ma il problema è che le campagne di vilipendio tengono lontane le persone oneste dalla corsa. E questo è il problema della democrazia, in poche parole.

Possiamo fare qualcosa per migliorare? In linea di principio, sì. Dopotutto, gran parte dei governi hanno promulgato leggi pensate per proteggere i consumatori dalla pubblicità ingannevole. Spesso, la pubblicità dispregiativa verso il prodotto di un concorrente è proibita e persino la pubblicità comparativa è strettamente regolamentata. Ma nessuna di queste regole si applica alla politica, dove tutto è lecito ed arrivare a regole simili sembra essere semplicemente impensabile.

Possiamo usare una tattica diversa? Possiamo rendere le campagne negative una cattiva idea per coloro che usano questo metodo? Possiamo, per esempio, rendere il “mercato” politico più simile al mercato commerciale nel senso che il numero totale di poltrone in parlamento potrebbe diventare come la dimensione del mercato di un prodotto. Cioè, che il numero di poltrone in parlamento potrebbe essere proporzionale al numero delle persone che votano realmente. Così, se si presenta solo metà degli elettori, vengono assegnate metà delle poltrone. Quelle che restano rimangono vuote, o forse riassegnate da una lotteria nazionale. In questo modo, i politici diffiderebbero dell'uso di tattiche che rischiano di ridurre la dimensione del mercato (per esempio il numero di poltrone assegnate).

Potremmo quindi pensare modi di sistemare la democrazia. Ma il problema non è che ci sia qualcosa di sbagliato nella democrazia. Il problema è con le PR – e con le PR negative in particolare. Non andiamo da nessuna parte in nessun campo finché non capiamo il potere straordinario delle PR negative nella nostra percezione del mondo. E' davvero un'arma di distruzione della mente, come testimonia quanto siano state efficaci le PR nell'attaccare la scienza del clima e gli scienziati del clima e nel convincere un gran numero di persone che il cambiamento climatico sia una truffa.

C'è solo un'arma buona contro questo tipo di PR: è ricordare che, come ha detto Baudelaire, “Il miglior inganno del diavolo è persuaderti che non esiste”.

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(*) Sul maggior potere del negativo, vedete per esempio “Il cattivo è più forte del buono”.
Baumeister, Roy F.; Bratslavsky, Ellen; Finkenauer, Catrin; Vohs, Kathleen D.
Review of General Psychology, Vol 5(4), Dec 2001, 323-370 http://psycnet.apa.org/index.cfm?fa=search.displayRecord&uid=2001-11965-001 

(**) Un caso famoso di pubblicità commerciale negativa potrebbe essere la campagna “dov'è la ciccia?” ("where's the beef?") usata da Wendy's nel 1984 per denigrare i sandwiches venduti dai loro concorrenti, McDonald's e Burger King. Notate, tuttavia, che non era realmente una pubblicità negativa; era una pubblicità comparativa ('i nostri hamburger sono più grandi dei loro'). Ciononostante era abbastanza aggressiva che è stata copiata da Walter Mondale che ha usato con successo lo stesso slogan contro il suo avversario nelle primarie di quell'anno.  

(***) Circa le campagne negative in politica, c'è un sacco di documentazione sul Web. Potete cominciare, per esempio, da questo articolo su Wikipedia.





martedì 11 novembre 2014

Brussels: far passare il messaggio dell'esaurimento delle risorse

DaResource Crisis”. Traduzione di MR




Con 24 lingue ritenute “ufficiali”, l'Unione Europea ha qualcosa in comune con la Torre di Babele (sopra, il palazzo del Parlamento a Strasburgo). La Babele di lingue è uno dei problemi associati al tentativo di far passare il messaggio ai politici, ma non quello più importante. Piuttosto, il problema principale sembra essere un meccanismo decisionale che favorisce il pensiero di gruppo. Ecco alcune note su una mia recente esperienza ad una audizione sulla sicurezza energetica al Parlamento Europeo a Brussels. 


Mentre entro all'audizione sulla sicurezza energetica in Europa, per prima cosa rimango colpito dalle dimensioni della sala. La sala “Alcide De Gasperi” del palazzo del Parlamento Europeo a Brussels è chiaramente un luogo costruito per impressionare, oltre alla sua funzione di sala per gli incontri. Una delle sue caratteristiche più notevoli è la lunga fila di finestre della sala degli interpreti. Visto che ci sono 24 lingue ufficiali nell'Unione Europea, ci devono essere almeno 50 interpreti che ci lavorano. Poi, noto anche come gli schermi per proiettare le diapositive siano piccoli e posizionati molto in alto, vicino al soffitto. Questo non è un luogo in cui puoi sostenere ciò che dici con dati e grafici. E' un luogo costruito per il dibattito politico.

Mentre la gente si raccoglie nella sala, capisco che l'atmosfera è piuttosto formale, con diversi membri del Parlamento Europeo che sono seduti fra il pubblico. La maggior parte delle persone sono vestiti con un completo e molti indossano una cravatta. Sul podio, ci sono sei relatori invitati. E si comincia. Percepisco immediatamente l'umore della conferenza: non è un incontro scientifico. Nessuno dei relatori sembra essere un esperto di combustibili fossili, intesi come mercati, produzione, risorse, riserve e cose simili. Piuttosto, sembrano più che altro preoccupati da problemi strategici e politici. La linea che emerge dalle presentazioni e dalle reazioni del pubblico è chiara: è un atteggiamento fortemente conflittuale (per dirlo eufemisticamente) verso la Russia, accusata di essere impegnata in una guerra economica contro l'Europa occidentale. Il succo di quello che sento è che l'Unione Europea si deve unire per difendersi; dobbiamo seguire l'esempio degli Stati Uniti e sbarazzarci delle nostre stupide regole e della resistenza locale contro le trivellazioni e le centrali nucleari. L'Europa può sfruttare le sue risorse di gas e petrolio di scisto (ed anche l'energia nucleare) ed ottenere l'indipendenza energetica, come hanno fatto gli Stati Uniti. E' tutto un “trivella, trivella, trivella” ovunque.

Questa linea, con varie sfumature, è la posizione di quattro relatori su sei. Il pregiudizio in favore dei combustibili fossili è visibile anche dal fatto che alla signora incaricata di difendere le rinnovabili viene affidato l'ultimo spazio dell'audizione. L'atteggiamento in favore dei fossili sembra essere condiviso dalla maggioranza del pubblico. Non che non venga contestato da qualche Membro del Parlamento Europeo (MPE) in sala. Uno di loro (lo conosco bene, è stato a lungo un sostenitore di ASPO) si alza e dice ad uno dei relatori: “non è vero che gli Stati Uniti hanno raggiunto l'indipendenza energetica. Deve smetterla di cercare i dati dai giornali!”, Ha ragione, (potete guardare i dati voi stessi). Ma è una reazione isolata e il dibattito complessivo rimane basato sull'idea che gli stati uniti siano diventati energeticamente indipendenti o, quanto meno, lo diventeranno presto.

Quando viene il mio turno di parlare, racconto una storia diversa. Cerco di spiegare che l'origine ultima dei problemi di sicurezza energetica in Europa sono dovuti all'esaurimento e che trivellare di più non è la soluzione. Mantengo il messaggio il più semplice possibile; confezionato per gente che non è specialista in petrolio e gas. Mostro le tendenze dei prezzi, dico loro qualcosa sul ritorno energetico e sostengo che l'energia rinnovabile non è soggetta ad esaurimento. Percepisco che il mio discorso viene compreso: le persone fra il pubblico ascoltano ciò che dico e guardano le mia diapositive (ma quegli schermi sono troppo alti e troppo piccoli, dannazione!). Mi fanno anche diverse domande e commenti – in gran parte favorevoli. Finita l'audizione, diverse persone mi hanno fermato per discutere ulteriormente di quanto ho detto. Come presentazione, è stata un ragionevole successo.

Ma, nel complesso, penso di aver avuto un impatto molto modesto, se ne ho avuto. Come ho notato molte volte, è estremamente difficile far passare ai decisori messaggi che sono percepiti come fuori dall'ordinario, come lo è il messaggio sull'esaurimento delle risorse. Il problema ha molte sfaccettature ed ha a che fare, principalmente, col modo in cui pensano i politici. Secondo la mia esperienza i politici – specialmente quelli di alto livello – sono persone molto intelligenti. Il problema è che sono inondati di informazioni, proprio come la maggior parte di noi - forse di più. Quindi, nella grande massa di dati che arrivano, come decidere quale sia la verità? Se si è scienziati – o formati scientificamente – si hanno i modi per valutare i dati e filtrare quelli sbagliati. Ma i politici non sono scienziati, non sono si sono formati scientificamente, per cui usano un metodo diverso. Conservano una salutare dose di scetticismo su tutto ciò che ascoltano. Non prestano troppa attenzione ai dati e tendono a parteggiare per l'interpretazione che percepiscono come la più compatibile con l'opinione generale del gruppo a cui appartengono.

Ci sono delle ragioni per questo “pensiero di gruppo” che, probabilmente, condiziona i politici più che la maggior parte di noi. E' perché lo strumento principale della lotta politica, oggi, è la demonizzazione degli avversari. Quindi, un politico fa molta attenzione ad evitare di essere escluso dalla massa di colleghi ed di venire sottoposto al trattamento di demonizzazione standard. Per un politico, nelle masse c'è sicurezza. Una strategia tradizionale ben conosciuta anche da pecore e pesci. In pratica, potreste vedere un politico come se avesse un rivelatore di opinione incorporato nella propria testa. Lei/lui percepirà la posizione della maggioranza e cercherà di non allontanarsi troppo da essa. In generale, il modo di un politico di ottenere potere è quello di occupare il centro, essere visto come moderato. Che sia questa la via del successo si sa da molto tempo, è stato persino rigorosamente modellato (in economia, è conosciuta come “Modello di Hotelling”). Gli scienziati a volte sono dei bastian contrari, i politici non lo sono quasi mai.

Così, penso di poter immaginare la reazione di gran parte dei MPE all'audizione sulla sicurezza energetica a Brussels. E' stata una cosa tipo, “Be', quel signore italiano che ha parlato di esaurimento delle risorse potrebbe aver ragione su quale sia il vero problema. Non sono riuscito a vedere bene le sue diapositive, così in alto vicino al soffitto, ma sembrava che avesse dei buoni dati. Ma, d'altra parte, gli altri relatori vedevano il problema in modo diverso. Se la maggior parte delle persone nel parlamento pensano che la Russia stia intraprendendo una guerra economica contro di noi e che trivellare di più sia una buona idea, allora ci deve essere qualcosa di vero in questo. Di sicuro, non devo prendermi il rischio di parteggiare per un'opzione minoritaria”.