sabato 6 febbraio 2016

Cowspiracy: l'assolutismo dei vegani

Da “Dailykos”. Traduzione di MR 

Nota: questo è un post che parte dal film "Cowspiracy" per esaminare la questione se il veganesimo è veramente una cosa che può ridurre l'impatto umano sull'ecosistema planetario. Il film sembra essere fortemente orientato verso una risposta positiva. Qui, invece, "Finchy" esprime seri dubbi in proposito e definisce "assolutista" la posizione vegana. E' un post piuttosto lungo che richiede una certa attenzione, ma per chi è interessato a questi problemi vale la pena di fare uno sforzo per arrivare in fondo (UB)


Di Finchj

Cowspiracy- il segreto della sostenibilità, un documentario che esplora apparentemente gli effetti del bestiame sull'ambiente, è stato realizzato sette mesi fa. In qualche modo, forse a causa del fatto di essere un espatriato, mi sono perso il trambusto che ha generato. Le recensioni di solito hanno vita breve. Dopo che il furore iniziale si è placato, l'opinione pubblica di solito passa all'argomento successivo. Rendendomi conto di questa realtà, ma volendo comunque condividere i miei pensieri sul film e i suoi temi, ho optato per scrivere una risposta dettagliata piuttosto che una recensione. Cowspiracy è più di un semplice documentario che cerca di spezzare il silenzio delle organizzazioni ambientaliste su questi problemi. La conclusione del film non ha niente a che fare con la riforma di queste organizzazioni basate sull'appartenenza. Piuttosto, viene offerta una panacea: l'adozione globale di uno stile di vita vegano come “il solo modo di vivere in modo sostenibile ed etico su un pianeta con 7 miliardi di altre persone”. [-Kip Anderson 1:26:55 (1) Grassetto mio]

venerdì 5 febbraio 2016

Cosa? Il dirupo di senape?

di Marco Sclarandis



Non è la Rupe Tarpea, non è la storia dell'Everest, non é un film con Rupert Everett...........

Un ringraziamento dall'aldiqua, anche a Katsushika Hokusai per l'ispirazione.

Chiedete ad Ugo Bardi se non riuscite a scoprire che cos'é.

Marco Sclarandis

Nel frattempo, nell'Artico.....





Dal blog di Jeff Masters. Contentiamoci, perlomeno non mostra la tendenza di andar giù per il "dirupo di Seneca". (per ora.....)



giovedì 4 febbraio 2016

Zombi, chimere e totalitarismo

Di Jacopo Simonetta

“Il vecchio mondo muore e il nuovo non può nascere; in questo chiaro-scuro sorgono i mostri” scriveva Gramsci nei suoi quaderni.   Sia il “vecchio” che il “nuovo” mondo cui pensava lui sono stati archiviati dalla storia, ma di mostri se ne incontrano più che mai.

Zombi e chimere, come creature fantastiche, nascono da tradizioni lontanissime, ma come mostri politici sono invece strettamente affini.   Come definire, ad esempio, un soggetto come il partito Nazi-Bolscevico se non una chimera formata da due zombi?   Per citare un solo esempio, particolarmente spettacolare e inquietante.

Fra tanti mostri, quelli probabilmente più pericolosi sono quelli genericamente riconducibili ad un revival di nazionalismo e ad un ricorrente desiderio di “un governo forte”.   Entrambi fenomeni cui tutti i popoli europei (e non solo) hanno già versato un ingente tributo di lacrime e sangue, ma che ostinatamente tornano ad emergere.   Quasi che, quando le cose si mettono male, sorga una specie di irrefrenabile desiderio di farle andare ancora peggio.   Forse non aveva tutti i torti Freud con la sua “Pulsione di morte”.

Ma esiste un altro zombi, particolarmente insidioso perché seduce anche molte persone impermeabili alla retorica nazionalista e/o razzista.   Si tratta del “complotto”.   Non sembra tanto pauroso, anzi molte delle sue varianti, dalle scie chimiche al dominio dei rettiliani, sono particolarmente stravaganti, perfino buffe.   Eppure…

L’evocazione di fronte a fenomeni nuovi e non interamente ancora conosciuti della vita sociale e politica di un simile passepartout (il complotto), capace di fornire una spiegazione onnicomprensiva di fenomeni (…) ben più complessi, funse come fattore di rassicurazione nei confronti di ceti soprattutto della piccola e media borghesia insidiati da insicurezza economica, ma anche da problemi di status

Queste parole furono scritte nel 1995 dallo storico Enzo Collotti a proposito del “Complotto giudaico” che tanto contribuì all'ascesa di Hitler.   Si tratta di fenomeni diversi, eppure fra i “Saggi di Sion” e gli “Illuminati” o simili ci sono delle analogie.   In entrambi i casi si tratta infatti di immaginari gruppi di persone dotate di un potere oscuro e sfuggente, forse perfino sovrannaturale.   In segreto tessono trame secolari ed esiziali.   Per salvarsi e riportare in auge i gloriosi e/o prosperi tempi passati è necessario sconfiggerli una volta per tutte.

Ovviamente, ciò non basata a dimostrare che siamo in pericolo; tantomeno che un piccolo “Adolf” sia in agguato da qualche parte.   Ma zombi e chimere non sono gli unici sintomi di malattia dei sistemi democratici.   Secondo l’Eurobarometro, oggi solo il 33% dei cittadini europei dichiara di avere fiducia nelle istituzioni comunitarie, mentre per i governi nazionali la percentuale scende ad uno scarso 27%.    Percentuali analoghe od ancora inferiori bollano anche partiti, sindacati, amministrazioni locali e tutte le altre istituzioni.   Perfino le associazioni di ogni genere sono quasi ovunque screditate e, spesso, in via di estinzione.

Se ne potrebbe concludere che la gente ne abbia abbastanza della democrazia, sennonché il 90% degli intervistati afferma che questo è invece il metodo di governo migliore.    Anzi, la maggior parte di loro si lamenta del fatto che non ci sia abbastanza democrazia e ciò malgrado gli stati democratici siano passati da una dozzina, nel 1946, ad un centinaio oggidì.   Si direbbe che, mentre gli ordinamenti di tipo democratico si sono moltiplicati, la credibilità dei medesimi sia diminuita.   Un fenomeno certamente molto complesso sulle cui cause si discute molto più che sulle possibili conseguenze; quasi che lo status di “democrazia matura” sia un traguardo evolutivo irreversibile.   Non ne sarei troppo sicuro.

Hannah Arendt ed i suoi continuatori hanno analizzato a fondo gli elementi che concorrono a creare un governo totalitario.   Vorrei ricordarne alcuni.

Il primo è la trasformazione della popolazione in “massa”, intesa come insieme sovrabbondante di individui sradicati da ogni tradizione e fedeltà sociale, isolati e frustrati, impoveriti e spaventati, privi di prospettive e di riferimenti.   Insomma proprio il tipo di umanità che sta proliferando.
Questo fattore storico si integra perfettamente con quello che Byung-Chul Han, definisce lo “sciame digitale”.   Vale a dire la massa di cui sopra, ma travolta da un susseguirsi isterico di ondate di indignazione, entusiasmo, ira, eccetera costruite e diffuse tramite la rete.   Un fenomeno spontaneo che potrebbe però essere facilmente manipolato da chi controlla la rete.

Il secondo elemento è un’ideologia che spiega in modo banale come i mali che affliggono la massa, dalla crisi economica fino agli attentati, le alluvioni, le carestie e quant'altro, facciano parte di una trama occulta tessuta da un nemico implacabile.   Il nemico deve essere immaginato come capace di infiltrarsi e diffondersi come un’infezione.  La paura ed il sospetto devono essere i sentimenti dominanti fra i membri della massa.  Una qualunque variante del “Complotto” può quindi divenire un elemento importante di una simile ideologia.

Il terzo è molto pratico: il monopolio o, perlomeno, lo stretto controllo delle armi da fuoco.    Un fatto che è già stato realizzato da decenni per ragioni di sicurezza pubblica in tutti i paesi occidentali, tranne che negli USA che per questo pagano un altissimo tributo di vittime

Il quarto è la persecuzione di una minoranza arbitrariamente scelta come capro espiatorio.   La crescente mobilità di masse umane sta creando in ogni paese un’ampia gamma di minoranze potenzialmente utili a questo scopo.   Oltre agli “evergreen” sempre disponibili: ebrei e zingari in primis.

Il quinto è la presenza di un apparato di spionaggio capillare e pervasivo.   Un campo in cui dal 2001 ad oggi sono stati fatti passi da gigante, specialmente grazie alle moderne tecnologie.   Attualmente, in occidente, queste vengono usate essenzialmente per dare la caccia ad evasori fiscali e islamisti pericolosi.   Ma l’esperienza dimostra che quando una classe dirigente si sente seriamente minacciata non esita ad usare gli strumenti che ha.

Inoltre, la mole dei dati spontaneamente messi a disposizione dagli utenti oramai mette i gestori della rete, o chi per loro, in condizione di poter modellizzare i comportamenti della massa, acquisendo un vantaggio politico immenso su chi non ha accesso a questi dati ed a queste tecnologie (Han “Nello sciame” - ed. Nottetempo 2015)

Un altro pezzo fondamentale del puzzle è una situazione di grave stress sociale, accompagnato da un massiccia perdita di credibilità da parte delle istituzioni democratiche e della classe dirigente in generale.   La massa deve provare un desiderio spasmodico di “cambiamento”, costi quel che costi.

L’ultimo elemento necessario per instaurare un regime totalitario è un capo carismatico.   Magari proprio quell’ “uomo forte” che tanta gente spera sorga dal nulla per risolvere tutti i problemi, punire “loro” che sono i colpevoli e vendicare “noi” che siamo le vittime.   E non è neppure necessario che vengano abolite le elezioni.   E’ sufficiente vincerle per poi adeguare le costituzioni e le norme elettorali, oltre che privare gli oppositori dei mezzi economici e della visibilità necessari per essere efficaci.   Quello che sta accadendo in vari paesi europei (Francia, Ungheria Polonia, Italia fra gli altri) è estremamente preoccupante da questo punto di vista.

Ognuno di questi argomenti è stato approfondito da filosofi e politologi, ma raramente questi si preoccupano della situazione ambientale del nostro pianeta.   E delle prospettive che ne derivano.

Riassumendo all'estremo, la principale conseguenza dell’impatto contro i "Limiti dello Sviluppo"  è un brusco incremento degli effetti dei “ritorni decrescenti”.   Fra le conseguenze principali ricordiamo l’erosione del potere d’acquisto dei lavoratori, l’incremento del debito e della pressione fiscale, il peggioramento delle condizioni di lavoro, l’aumento della disoccupazione ed altri simili.   Vi si associano un clima inclemente, masse di gente allo sbando, classi dirigenti ampiamente screditate ed istituzioni delegittimate, problemi di salute e qualità di vita in peggioramento, guerre locali e movimenti integralisti di ogni colore.

Che sarebbe successo si sapeva con buona approssimazione circa 40 anni fa e gli stati (democratici e non) si sono dimostrati incapaci di prevenire questa situazione.    E ora che la resa dei conti è cominciata, si stanno dimostrando incapaci di fronteggiarla.   Tuttavia, prima di invocare il “cambiamento” ad ogni costo, ricordiamoci che questo potrebbe anche essere in peggio.

Ci sono calamità cui non abbiamo più modo di sfuggire, ma fortunatamente nessuna legge termodinamica o biologica rende necessario un governo totalitario.   Possiamo quindi evitarlo, ma occorre fare molta attenzione.

Si fa presto a passare dalla padella nella brace, mentre tornare indietro è difficile.


 “La democrazia non può sopravvivere alla sovrappopolazione.  La dignità umana non può sopravviverle.   La convenienza e la decenza non possono sopravviverle.   Man mano che si mette sempre più gente nel mondo, il valore della vita non solo declina, scompare."
Isaac Asimov








mercoledì 3 febbraio 2016

Il cambiamento climatico e gli dei alieni della Bibbia: un'epifania di epistemologia

Di Ugo Bardi, da “Cassandra's Legacy”. Traduzione di MR


Dio-pesce ed alieni vari da un antico sigillo cilindrico Sumero (immagine da wikipedia). Niente di reale, ma così affascinante! 


Mentre stavo aspettando il treno alla stazione di Milano la settimana scorsa, ho fatto un giro in una libreria e sono stato attratto da un libro intitolato “La Bibbia non parla di Dio”, scritto da Mauro Biglino. Libri, libri, libri.... quante cose ci sono scritte nei libri? Non importa, l'ho comprato e l'ho letto. Ed ecco un commento, non tanto sul libro in sé, ma sull'epifania che ha generato in me su quanto sia difficile avere a che fare con un mondo così complesso come è diventato il nostro. E' tutto un problema di epistemologia, penso, come riusciamo a conoscere quello che dobbiamo conoscere. E non è facile.

Per prima cosa, riguardo agli antichi alieni, devo confessarvi che nella mia gioventù non ero solo interessato all'argomento, ma addirittura drogato. Probabilmente avete sentito parlare di Eric Von Daniken, comunemente considerato colui che ha dato origine alla teoria degli “antichi astronauti” che hanno creato la civiltà umana e forse anche gli esseri umani stessi. Forse non sapete che Von Daniken ha avuto un precursore che scriveva sotto il nome di Peter Kolosimo – ma ha scritto in italiano, quindi non è così famoso al di fuori dell'Italia.

Non so se Von Daniken ha copiato da Kolosimo, ma posso dirvi che negli anni '60 ho divorato i libri di Kolosimo. Uno scrittore brillante, un tema affascinante, molta fantasia. Posso ancora trovare le mie note scritte a mano sui suoi libri e posso vedere che, già da adolescente, stavo cercando di analizzare in modo critico le affermazioni di Kolosimo. Penso che almeno una parte del mio interesse per la scienza e per i cicli delle civiltà provenga da quei libri.

Col tempo, ho perso interesse per le speculazioni sugli antichi alieni. Cose affascinanti, certo, ma alla fine si capisce di non andare da nessuna parte. Ci sono immagini che sembrano – un po' – quelle di alieni o di astronavi, testi che parlano – forse – o di alieni o di viaggi nello spazio. Ma niente oltre alle immagini che sembrano come qualcosa o testi che suonano come qualcosa. Mai qualcosa di reale. Mai abbiamo potuto trovare qualcosa che possa ragionevolmente essere ritenuto un vero artefatto alieno. Non intendo un antico phaser ancora funzionante, ma una cosa semplice e piccola come un pezzo di alluminio metallico o di titanio in una tomba sumera sarebbe stata sufficiente per dirci della presenza di una civiltà tecnologicamente avanzata nel passato remoto. Ma non è mai stato trovato niente del genere. Quindi non ci sono astronauti alieni nel nostro passato remoto. Peccato, ma questo sembra essere il modo in cui funziona l'universo.

Eppure, l'argomento resta affascinante e potete capire perché ho comprato il libro di Biglino in quella libreria di Milano. E' un libro che porta avanti la linea iniziata con Kolosimo negli anni 50, ma in un modo più specifico. Biglino e particolarmente concentrato sulla Bibbia che, secondo la sua interpretazione, ci racconta di una razza aliena di esseri che, in qualche modo, hanno regnato sugli esseri umani in tempi antichi. Non solo questo, in realtà hanno creato gli esseri umani perché fossero i loro servitori in una specie di laboratorio genetico chiamato “Paradiso”.

Ora, non devo dirvi che queste idee di Biglino sono, ehm..., diciamo un po' difficili da considerare come basate su fatti. Ma il punto che volevo sollevare qui è osservare quanto sia difficile capire il mondo complesso in cui viviamo. Così, quando Biglino comincia a discutere di biologia evoluzionistica  e di genetica, una cosa che occupa quasi tutta la seconda parte del libro, be', non voglio essere antipatico. Fatemi solo dire che faccio fatica ad immaginare un esempio più lampante di quanto sia difficile avere a che fare con campi che non fanno parte delle nostre competenze di base.

La parte interessante del libro di Biglino, tuttavia – quella collegata alla mia “epifania” - è quando affronta una cosa che dovrebbe conoscere bene, cioè il testo della Bibbia nella sua lingua originale. Sembra che Biglino abbia lavorato per 10 anni con un editore rispettabile “”Edizioni Paoline”) nella traduzione delle versione della Bibbia conosciuta come la “Bibbia Masoretica”. Questo perlomeno può essere verificato. E, infatti, questa sezione del libro dà un'impressione molto migliore di competenza da parte dell'autore.

Biglino interpreta la sua analisi filologica come se desse per scontato che l'entità di nome “Yahweh” nella Bibbia Masoretica non sia “Dio”, ma piuttosto un signore della guerra locale impegnato nella conquista di quanto più territorio possibile. Il fedele lo considererà sbagliato, se non blasfemo (e, infatti, Biglino è stato additato come l'Anticristo in alcuni siti web) ma, perlomeno, non comporta speculazioni su esseri alieni impegnati nell'ingegneria genetica.

Non credo che qui sia interessante discutere chi fosse questo Yahweh, in realtà, anche se molte delle affermazioni di Biglino sembrano essere già conosciute e già discusse da altri autori. Ma ecco l'epifania. Per prima cosa, come potete immaginare, la mia conoscenza dell'ebraico antico è praticamente zero (come suppongo che sia per la maggioranza dei lettori di questo blog). Così, sono andato a verificare i fatti sul web ed ho scoperto un sacco di siti in cui ci sono persone che affermano di essere esperte come Biglino (o di più) in ebraico antico che demoliscono (o cercano di demolire) la sua interpretazione del testo biblico.

Mentre stavo procedendo a stento fra queste discussioni elaborate, mi sono trovato del tutto perso. Chi aveva ragione? Biglino o i suoi detrattori? Davvero, come potevo dirlo? E, mentre mi trovavo in quella situazione, ho avuto un lampo improvviso di illuminazione: non è solo una questione di ebraico antico. Mi sono visto nelle scarpe (o meglio, dietro agli occhiali) di una persona normale che non ha una conoscenza approfondita della scienza del clima e che sta cercando di capire qualcosa del dibattito sul clima. Chiaramente un persona del genere si ritroverebbe nella mia stessa posizione rispetto all'ebraico di Biglino. Al profano medio mancano gli strumenti intellettuali necessari per giudicare in un dibattito sulla scienza del clima proprio come io non ho gli strumenti intellettuali corretti per giudicare in un dibattito sul significato di antiche parole ebraiche.

Quindi ecco l'epifania: il mondo reale è così complesso che per ognuno di noi c'è solo una piccola fetta di realtà in cui possiamo avere una conoscenza sufficiente per giudicare cos'è vero e cosa non lo è. Il resto è avvolto per sempre in una nebbia di ignoranza. Ora vediamo come in uno specchio, in modo oscuro, forse un giorno vedremo la realtà faccia a faccia. Ma per il momento possiamo solo giudicare sulla base del principio di autorità. Riguardo alla Bibbia, proprio come riguardo al clima, crediamo alle persone in cui abbiamo fiducia.

Ed è qui il problema. Sembra che non sia rimasto nessuno nel mondo in cui avere fiducia. I governi? Mio Dio... Politici? Anche peggio. Gli scienziati? Un po' meglio, ma... I traduttori dall'ebraico che vedono alieni nella Bibbia? No comment... Mai prima di leggere il libro di Biglino mi era sembrato che Pilato avesse ragione quando ha detto: “cos'è la realtà?”

Il problema tragico, qui, è che discutere di Dei alieni che si aggirano intorno alla Terra migliaia di anni fa è un passatempo intellettuale con cui ci possiamo divertire senza subire conseguenze negative. Quando ci occupiamo del cambiamento climatico, invece, rischiamo la nostra stessa sopravvivenza, anche come specie. Perché questo non è un gioco intellettuale, c'è una cosa chiamata “realtà” la fuori. Ma, come come ha detto recentemente Peter Sinclair “Una civiltà non può semplicemente sopravvivere se grandi sezioni di quella stessa civiltà hanno dichiarato guerra ai fatti”. Possiamo dichiarare guerra alla realtà. Ma alla fine la realtà vince.

martedì 2 febbraio 2016

Clima: la saggezza del rospo



Gl'anderà anche bene, disse i' rospo, ma il contadin gl'affila i'palo. (antico detto fiorentino)

lunedì 1 febbraio 2016

Laudato si, un commento tardivo.

di Jacopo Simonetta

L’enciclica "Laudato sì" ha sollevato notevole interesse ed una ridda di commenti pro e contro.    Io penso di accodarmi tardivamente per due motivi.    Il primo che la lettura ha richiesto tempo e fatica, malgrado abbia studiato solo il riassunto ufficiale in sole 63 pagine.  Diciamo che il testo non è propriamente scorrevole.   Il secondo motivo è che mi ci vuole tempo per riflettere.

Un primo punto che credo non sia stato sufficientemente considerato da molti commentatori è che le encicliche sono testi complessi che devono assolvere a numerose funzioni contemporaneamente.  Sono documenti politici funzionali sia alla politica internazionale del Vaticano, sia alla sua politica interna.   Ma sono anche documenti destinati ai sacerdoti di ogni ordine e grado per indirizzarne l’azione pastorale.    Infine sono destinati ai fedeli con il duplice scopo di  indirizzarne l’azione e la spiritualità, ma anche con quello di aggiornare via via le posizioni della Chiesa al divenire del mondo e della cultura.

Relativamente alla politica internazionale, penso che  lo scopo principale dell’enciclica fosse quello di influenzare i lavori della COP 21, creando delle difficoltà a quelli che hanno fatto naufragare le 20 conferenze precedenti: americani e cinesi in primis.

Relativamente  alla politica interna, secondo me, l’enciclica va invece  vista nel quadro assai complesso dello scontro in seno alla Chiesa fra un ala più conservatrice ed una più “terzomondista”.    Soprattutto, mi pare evidente un tentativo di mediazione fra la tradizione della curia romana ed il movimento “Teologia della Liberazione”   profondamente radicato in gran parte dell’unico continente compattamente cattolico e diffuso fra i Gesuiti sudamericani.

Per quanto attiene, invece alla funzione pastorale del documento, direi che contiene esattamente quel che poteva contenere.   Richiama ad una maggiore attenzione e cura verso il creato, ribadendo il ruolo unico e sovrano dell’uomo, unico fra le creature ad avere un’anima partecipe della natura divina.    Anzi, è proprio da questo primato dell’uomo che deriva la sua responsabilità di accorto gestore della creazione.

Questa parte del documento richiama la necessità di un dialogo costruttivo fra tutte le religioni, ma contemporaneamente stigmatizza ogni possibile deriva animista, panteista o comunque paganeggiante nel rapporto fra uomo e  creato.   Non per nulla, Terra è scritto con la maiuscola una sola volta, all'inizio, nella citazione del Cantico delle Creature da cui l’enciclica trae il nome.    In tutto i resto del documento è scritta con la minuscola malgrado si tratti del nome proprio del nostro Pianeta e non penso che sia per sbadataggine.

Insomma si raccomanda un rapporto mistico con la natura (con la minuscola) in quanto opera e dono di Dio, ma facendo bene attenzione e non confonderla con la Natura (con la maiuscola)!  Il dialogo interreligioso va bene, ma ci sono evidentemente dei limiti.

Parimenti sarebbe stato sorprendente se il testo non avesse colto l’occasione per ribadire una serie di punti chiave per la chiesa: dall'aborto al matrimonio omosessuale e numerosi altri punti particolarmente importanti per chi scrive.  Primo fra tutti il fatto che, come specificato al punto 50 e ribadito più volte altrove, la sovrappopolazione è solo una fantasia malata di alcuni.   Il numero di umani sul pianeta, si afferma, non ha niente a che fare con la crisi ecologica a livello globale.   Viceversa, si spiega, la sovrappopolazione esiste eccome a livello di singoli paesi, in particolare asiatici ed africani, ma non è questa una responsabilità loro, bensì dell’umanità intera.    Un punto di importanza politica fondamentale perché serve a sostenere che la migrazione di massa da un paese e da un continente all'altro è un diritto umano che deve essere garantito.

Si può essere d’accordo o meno con tutto questo, ma non si può certo pretendere che il capo spirituale dei cattolici scriva qualcosa rinnegando 2.000 anni di dottrina.   Tanto per cominciare, perché è lecito presumere che il Papa sia sinceramente cattolico.

Sul piano ecologico, il testo mostra un indubbio pregio, rappresentato dal ripetuto richiamo non solo al clima, ma anche all'importanza fondamentale della biodiversità e della sua conservazione.   A parer mio i termini sono ancora deboli, in rapporto a quanto sta accadendo, ma sono comunque più forti di quelli che si trovano nella maggioranza dei documenti politici.

In generale, vengono affermate cose perfettamente in linea con le conoscenze scientifiche e si fanno raccomandazioni di grandissimo buon senso.    Ma ci sono due aspetti strutturali all'intero documento che lo rendono profondamente incoerente.

Il primo è già stato citato ed ampiamente commentato da altri: la pretesa assenza di una componente demografica nella crisi globale.  

I secondo è l’asse portante dell’intero documento e viene ribadito in quasi tutti i 246 punti in cui è articolato. Cioè, il fatto che chi abusa della natura (minuscola) abusa contestualmente dei poveri e viceversa.     Insomma si stabilisce un’identità assoluta fra gli interessi degli ecosistemi e quelli dei poveri.   Per l'appunto in linea con le posizioni di buona parte del clero sudamericano, anche quando non aderisce del tutto alla “Teologia della Liberazione”.    Ne consegue che i ricchi ed i potenti hanno la responsabilità di garantire contemporaneamente lo sviluppo economico dei poveri e la conservazione del Pianeta.    Due cose che, si sostiene,  non solo sono compatibili, ma addirittura sono sinergiche, essendo lo sviluppo dei popoli il miglior sistema per garantire la conservazione della Biosfera.

Una posizione che forse è sincera da parte del Papa, ma che contrasta diametralmente con quanto oggi sappiamo del nostro Pianeta.    Il miglioramento delle condizioni di vita delle persone è infatti la principale forzante che spinge sia l’incremento della popolazione, sia quello dei consumi pro-capite.   A molti questa cosa darà fastidio, ma la formula empirica

Impatto = (Popolazione x PIL/capita x tecnologia)

pur essendo molto indicativa, è concettualmente corretta.    

Se ne deduce che, teoricamente, un aumento del numero e del tenore di vita dei poveri potrebbe  essere compensato da una drastica riduzione nei consumi dei ricchi.   Ma come si era reso conto Malthus già due secoli or sono, ciò sarebbe utile esclusivamente a condizione che la popolazione si stabilizzasse (ai suoi tempi, oggi dovrebbe necessariamente diminuire).    Con numeri dell’ordine di quelli attuali, probabilmente c’è  la possibilità di nutrire tutti, ma certamente non quella di, contemporaneamente, salvaguardare il clima e la biodiversità.

 In altre parole, l’attuale smisurata iniquità distributiva, che non ha alcun precedente storico, è effettivamente una calamità, oltre che un assurdo.    Ma l’equità distributiva si dovrebbe cercare non nel diritto dei poveri ad avere una vita migliore, bensì nel dovere dei ricchi ad averne una molto peggiore.    E non è questo che viene detto in un testo che raccomanda la parsimonia, ma in cui la parola “sviluppo” ricorre quasi due volte per pagina.

Tutto questo, devo dire era sostanzialmente quello che pensavo di trovare e che ho trovato nel documento.    Più interessante a mio avviso è quello che non c’è.  In un recentissimo libro, “Insostenibile”  di Igor Giussani,  l’autore centra un aspetto fondamentale del fallimento del movimento ambientalista nel suo insieme.   Il fatto cioè di non essere stato capace di costruire una narrativa alternativa abbastanza potente da competere con la popolarità della mitologia progressista, concrezionata nell'inconscio dell’umanità intera da decenni, quando non da secoli, di propaganda.
In assenza di una mitologia alternativa altrettanto potente, come pretendere che le persone accettino di buon grado i sacrifici necessari per salvare i propri discendenti ed il Pianeta?    E chi meglio di uno dei principali capi spirituali del mondo avrebbe potuto colmare questa lacuna?    Tanto più che, in questo, il Pontefice avrebbe avuto un vantaggio considerevole.   Che io sappia, il cuore della mistica cristiana è infatti il tema del peccato e della redenzione.   Questo sarebbe il principale insegnamento di Cristo che, secondo la Chiesa, ha immolato sé stesso sulla Croce per riuscire a farcelo capire.   Ma di tutto ciò nell'enciclica non c’è la benché minima traccia.

Eppure sappiamo bene che passeremo i prossimi cento anni a pagare gli errori che abbiamo commesso nei due secoli precedenti.   Ed in buona misura è proprio il rifiuto di questa semplice verità che impedisce ai governi ed alle persone di pensare in termini costruttivi.   Non possiamo trovare niente di utile finché continueremo a cercare una cosa impossibile, cioè un modo per salvare uno stile di vita agiato (chi lo ha) o di conquistarlo (chi non lo ha).   Dove per agiato si intende mangiare a sazietà tutti i giorni ed avere un tetto sicuro sulla testa.    Certo a qualcuno capiterà, forse a molti, ma non a tutti.    La Natura (maiuscola) non fa sconti a nessuno ed i debiti aperti con la Biosfera saranno necessariamente pagati con gli interessi.

Ora, cosa di meglio della mistica del peccato, della penitenza e della redenzione potrebbe aiutare i cristiani ad accettare questa realtà?    Un passaggio fondamentale, credo, perché consentirebbe alle persone di cambiare punto di vista, farsi una ragione delle proprie calamità ed elaborare risposte costruttive, entro i limiti del possibile.   Ma soprattutto potrebbe aiutare chi viene travolto dagli eventi a non essere travolto anche dalla Disperazione e dall'Ira (maiuscole, sono due dei 7 Peccati Capitali!)

Certo, qualcuno griderà all’ “Oppio dei popoli”, ma se così anche fosse, chi soffre davvero non disprezza gli analgesici.