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venerdì 31 luglio 2015

Tutto ben, madama la marchesa!

di Jacopo Simonetta


Tutto va ben madama la Marchesa” è l’incipit di una celebre canzonetta degli anni ’30 di Nunzio Filogamo.

  Invece è di pochi giorni fa un articolo di Zack Beauchamp su Vox.com che inizia con un brano che merita di essere tradotto:

“Leggendo le notizie, talvolta sembra che il mondo stia andando in pezzi; che tutto stia andando all’inferno in un cestino e che siamo sull’orlo di un collasso totale.   In affetti, considerando i dati oggettivi, stiamo vivendo il periodo migliore della storia umana.   La gente non è mai vissuta più a lungo, meglio, più sicura o ricca di adesso.  E questi 11 grafici e mappe che raccolgono centinaia di dati, con il marchio di un rapporto delle Nazioni Unite focalizzato sugli ultimi 25 anni, lo provano”.

In effetti, l’articolo in questione è un estratto dal rapporto 2015 delle Nazioni Unite sui cosiddetti “Obbiettivi del Millennio”.   Un documento di 75 pagine denso di dati e di politica.  

Limitandoci all'assai più potabile articolo di Vox, scopriamo che la vita media degli umani è circa raddoppiata nel giro di un secolo, il PIL globale è letteralmente esploso, l’estrema povertà è in diminuzione così come le morti per AIDS e morbillo, il mondo non è mai stato tanto pacifico, la democrazia è diffusa come non mai, la percentuale di persone denutrite è diminuita, meno donne muoiono di parto, la mortalità infantile decresce, mentre la scolarizzazione aumenta.  

Dunque davvero non siamo mai stati tanto bene?   Ma il picco, il "postpicco" e tutte le altre “cassandrate” con cui certuni si trastullano?

Nei rapporti e nelle analisi occorre leggere sempre con attenzione non solo quello che c’è scritto, ma anche come viene scritto e, soprattutto, quello che NON viene scritto.

La prima osservazione da fare è banale, ma si trascura facilmente.   All'interno di un sistema complesso che evolve in una determinata direzione non accade mai che tutti gli elementi seguano tendenze omogenee.   Ci sono sempre sotto-sistemi che procedono più speditamente di altri e, generalmente, anche sotto-sistemi in controtendenza, almeno entro determinate finestre spazio-temporali.   Ad esempio, in Italia non tutti hanno perduto i loro soldi nella stessa misura e  ci sono migliaia di persone che oggi guadagnano meglio che nel 2007.   Ci sono anche un sacco di aziende che hanno aumentato sia il fatturato che i dipendenti, ma sfido chiunque a dire che l’economia italiana non versa in una crisi gravissima.

Scegliendo le inquadrature, in dieci scatti un buon fotografo può far apparire una qualunque città come bellissima od orripilante.   Ed in entrambi i casi le foto sono autentiche.  Un gioco che si può fare in entrambi i sensi, dipende dallo scopo che ci si propone.  O che si propone il committente.

Un secondo aspetto è costituito dai margini di incertezza.   Tutti o quasi i dati utilizzati in questo, come in altri rapporti, sono in realtà delle stime con ampi margini di incertezza.   Margini che di solito vengono discussi nei documenti tecnici preliminari, ma che spariscono nelle pubblicazioni finali dove si sceglie se adottare il valore maggiore, minore o medio a seconda della committenza.

Un terzo trucco ampiamente utilizzato per manipolare questo tipo di informazione è rappresentato dalla oculata scelta su quando utilizzare il dato in cifra assoluta e quando in percentuale.  L’effetto può essere importante.  Ad esempio, la percentuale di persone denutrite è effettivamente diminuita, ma poiché la popolazione è aumentata, il numero di persone denutrite è aumentato.

 Allora, va meglio o va peggio?

Anche la scelta della scala temporale è importante.   Mostrare l’evoluzione di una qualunque variabile negli ultimi mesi, anni, decenni o secoli può generare opinioni molto diverse.   Si pensi ad esempio al prezzo del petrolio che tanto ha anche fare con l’economia globale:  rispetto all’anno scorso è tracollato, mentre rispetto a dieci anni fa è altissimo.

Un altro grande assente è il contesto in cui si collocano i dati.   Una certa percentuale di mortalità o di scolarizzazione od altro,  può rappresentare un grande successo od un fiasco a seconda del contesto sociale, economico, ecologico, geografico, eccetera in cui ci si trova.

Molto più importante di tutto questo, è però il fatto che l’intero rapporto è costruito ignorando totalmente le retroazioni che strutturano il sistema Terra, che è un sistema unico ed inscindibile.   Concentrarsi su determinati aspetti è necessario per studiarli, ma se non si considerano i rapporti che intercorrono fra i diversi fattori considerati ed i molti altri ignorati si finisce con il perdere ogni contatto con la realtà.   Per esempio, è vero che la mortalità è molto diminuita e che il PIL è cresciuto a dismisura, due aspetti ben reali del nostro mondo.   Ma questo determina proprio quell'aumento della popolazione e dei consumi che sta minando le basi stesse della vita sulla Terra, un altro aspetto della stessa identica realtà.

Soprattutto, con questo tipo di approccio si rinuncia alla possibilità di capire l’evoluzione del sistema di cui ci stiamo occupando.   Di conseguenza, si rinuncia a cercare di capirne il futuro, eventualmente limitandosi a proiettare nel futuro le tendenze rilevate nel passato.   Qualcosa del genere “se Giovanni da 0 a 10 anni è cresciuto di 30 chili, a 20 anni ne peserà 60 ed a 100 tre quintali.

Qualcosa non funziona?   Forse un ventenne che pesa 60 kg è anoressico e non può diventare un centenario obeso perché morirà prima.    Si da il caso che la dinamica interna di un qualunque sistema complesso cambi a seconda della fase e del contesto in cui si trova.   Lo fanno i singoli organismi, ma anche le popolazioni e gli ecosistemi.   Lo fa anche la Biosfera,  solo che aumentando il livello di complessità diventa sempre più arduo, fino ad impossibile, fare previsioni precise ed affidabili.   Dovrebbe essere facile da capire, ma ciò non impedisce agli analisti delle NU di esibirsi periodicamente con uscite del genere “nel 2030 la popolazione sarà di 10 miliardi di abitanti” senza preoccuparsi minimamente di valutare se ce ne potrebbero essere i presupposti e quali ne sarebbero le conseguenze per capire se il loro dato sia plausibile o meno.

Nel complesso, direi che questo articolo di Vox rappresenta un brillante esempio di “pensiero positivo”.



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