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lunedì 17 ottobre 2022

Vaccini: Una lezione su come NON comunicare sul Web



Questo post mi è venuto in mente dopo aver letto un post di Aldo Manzin su FB che prendo come esempio su come NON si deve condurre un dibattito. Attenzione, non è lo scopo di questo post di criticare il Dr. Manzin in termini professionali o personali (Manzin è professore all'università di Cagliari). Ma, essendo il suo un post pubblico, una critica del contenuto mi sembra lecita, come pure doverosa. 

Il post di Manzin mi da un'occasione per far notare come il dibattito sul Covid e su tante altre cose sia stato condotto con toni e metodi che non ci portano certamente a gestire bene certe situazioni difficili che ci troviamo di fronte. In particolare su come non si dovrebbe mai usare la tecnica nota come la "blastata."

La blastata sul Web è un attacco a tutto campo, con tutta l'artiglieria verbale disponibile. Si parte dal classico "non sapete chi sono io!!" (dott., prof., cav., lupmann., eccetera). Poi offese, ingiurie, accidenti, insinuazioni e altro sono tutte cose ammesse. E' l'equivalente della strategia militare di non prendere prigionieri. Funziona se sei sicuro di vincere, ma non va per niente bene se perdi. In questo caso, ne dovrai pagare le conseguenze.

Anche sul Web, blastare potrebbe forse essere una buona idea quando sei sicuro di poter schiacciare i tuoi avversari. Infatti, è stata usata in modo esteso contro i no-vax, no-mask, no-green pass, eccetera sull'onda della grande paura della pandemia. Ma, comunque vada, a blastare non convinci nessuno, anzi, radicalizzi il dibattito. Poi, ti fai dei nemici e se il vento cambia te li ritrovi davanti, arrabbiati neri.

Per fortuna, quando sei sconfitto in un dibattito verbale non ti fanno un processo a Norimberga e poi ti impiccano. Ma, lo stesso, ritrovarsi sotto il fuoco incrociato di una torma di ex-blastati non è cosa piacevole. Se ne è accorto in questi giorni Fabrizio Pregliasco, per esempio, che si lamenta pubblicamente della caterva di insulti che sta ricevendo. In Italia non si pubblicano liste delle persone più odiate (per fortuna), ma se una lista del genere ci fosse, mi sa che ai primi posti ci sarebbero i virologi televisivi che hanno impestato gli schermi e i social negli ultimi due anni e mezzo. 

Senza andare troppo nei dettagli, noterete subito nel post di Manzin tutti gli errori di comunicazione che sta facendo. Il primo, quello principale, è di aver evidentemente perso le staffe di fronte alle critiche. Non va bene. Se fai vedere che ti sei arrabbiato, vuol dire che chi ti ha criticato ha colpito duro ed ha colpito qualche punto sensibile. E quindi che hai torto.

Poi, c'è la blastata vera e propria. Le frasi tutte in maiuscolo ("ORA BASTA!"), le offese gratuite "no vax del caxxo", "non capite un caxxo...", "tornate a cuccia". Poi, l'auto-incensamento, con l'accusa a chi critica di non capire niente, con l'implicazione che lui, invece si che capisce tutto! Per non parlare della scelta dell'immagine del dito medio -- addirittura quello di Dio! -- il che invita il lettore a chiedersi chi si crede di essere quello che scrive. Insomma, è un testo che sembra fatto apposta per rendersi poco credibile. E anche antipatico.

Infine, c'è un profondo errore di logica. Manzin sostiene l'insostenibile, ovvero che era sempre stato "STRANOTO" (a lettere maiuscole) che i vaccini contro il Covid non immunizzavano. Forse era noto ad alcuni degli addetti ai lavori, ma non a tutti. Fra i tanti, anche Roberto Burioni aveva detto che i vaccini immunizzano, sia pure in modo un po' obliquo. 

In ogni caso, certamente questi addetti ai lavori non hanno fatto un grande sforzo per informare il pubblico e i legislatori. Basta ricordare come nel  nel DL n.127 del 15 ottobre 2021, l'obbligo del Green Pass era giustificato "al fine di prevenire la diffusione dell'infezione da SARS-CoV-2". Per non parlare della  frase simbolo di Mario Draghi, che diceva, fra le altre cose che, "non ti vaccini, contagi, lui o lei muoiono." Draghi non è uno che si intende di vaccini. Se ha detto così, vuol dire che qualcuno dei suoi consulenti gli ha detto che i vaccini evitavano il contagio. E quindi, gli "esperti" non hanno fatto il loro dovere. 

Ora non è il caso di andare a prendersela con chi ha detto esattamente cosa. Ma è il caso di dire che durante il dibattito sul covid sono stati fatti degli enormi errori di comunicazione da parte dei cosiddetti "esperti," specialmente quelli che hanno invaso gli schermi televisivi. Sarebbe il caso, la prossima volta, di ragionarci sopra un po' di più prima di lanciarsi di nuovo in una guerra mediatica totale a base di blastate. Ma mi sa che ci ricascheremo molteplici volte e ampiamente. 

Evvabbé, leggetevi il post di Aldo Manzin, e ditemi cosa ne pensate. 


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Aldo Manzin

CARI NO VAX DEL CAXXO!

Egregi signori no vax che non capite un caxxo né di virologia né di immunologia e vi attaccate (oltre che al caxxo) alle favole complottiste che vi fanno bere ad ogni piè sospinto in modo che le amplifichiate in ogni sede e ogni occasione che avete per palesare la vostra tracotante ignoranza!

ORA BASTA!

L'ultima grande notizia, sventolata ai quattro venti dai quotidiani, dai social e sui siti che più complottari non si può, è che gli stessi dirigenti della Pfizer avrebbero "FINALMENTE" ammesso che il loro vaccino a mRNA (ndr, anche quello della concorrente Moderna) sarebbe stato "sperimentato" e successivamente autorizzato (non approvato) esclusivamente per prevenire lo sviluppo della malattia e non per impedire i contagi. E che quindi tutta la manovra per promuovere le campagne di vaccinazione, sostenerle e "imporle" (in modo più o meno gentile) a sostegno della necessità di controllare la diffusione del virus sarebbe basata su presupposti infondati oltre che illegittimi.

BENE! MA...DOV'È LA NOVITA'?

Che i vaccini a mRNA siano stati sviluppati, sperimentati e poi sottoposti a rolling review con lo scopo di accelerarne l'autorizzazione all'uso è cosa stranota; così come è STRANOTO che siano stati sottoposti DICHIARATAMENTE a valutazione dell'efficacia nel prevenire la malattia grave (e la morte) E NON nell'impedire i contagi!!! Ed è altrettanto noto (e dichiarato pubblicamente) che una valutazione dell'efficacia dei vaccini nel prevenire la trasmissione del virus avrebbe implicato una procedura che avrebbe ritardato di un bel po' l'autorizzazione. E quindi non è stata fatta e la valutazione non è stata richiesta!

CAPITO IGNORANTI NO VAX? Niente di cui meravigliarsi ora, e nessuna truffa dietro l'angolo!
Ma facciamo un passettino indietro (però non vi voglio annoiare più di tanto). Fino all'avvento delle varianti più immunoevasive (ignoranti no vax, sapete cosa vuol dire spero, o no?), in sostanza fino all'avvento di Delta, l'efficacia dei vaccini nel RIDURRE ANCHE il rischio di trasmissione in chi era stato sottoposto ad un ciclo completo di vaccinazione è ben documentata [Report dell'8 marzo 2021 del CDC: https://www.cdc.gov/.../scie.../fully-vaccinated-people.html].

Un inaspettato, e gradevolissimo "effetto collaterale" (come lo definisco io) del vaccino a mRNA!

Certo, l'effetto protettivo, poi, con l'avvento delle nuove e attuali Varianti tende a ridursi (fino quasi ad annullarsi) nel tempo: eppure i vaccini mantengano un'OTTIMA efficacia nel prevenire la malattia grave e la morte....Ma questa è un'altra storia.

Quindi non cari ignoranti no vax smettetela di ciarlare ogni volta che vi sia data la possibilità di rialzare la testa (?): informatevi, studiate e tornate a cuccia, il luogo più idoneo dove dovreste accomodarvi (senza che importuniate i legittimi inquilini).

(Nebulosa Gesto di Dio. foto tratta da: https://www.facebook.com/PassioneAstronomia/)








mercoledì 1 giugno 2022

giovedì 1 aprile 2021

Il Tunnel dei Neutrini si farà: L' Annuncio di oggi del Ministro Mariastella Gelmini

 

Il tunnel dei neutrini dall'Italia centrale alla Svizzera sarà basato su assunzioni che rispetteranno il principio di parità di genere. Nella foto a sinistra, quattro giovani minatori in attesa di cominciare a lavorare sul tunnel che sarà lungo circa 750 km (immagine a destra). (fonte)

  
Il Ministro degli Affari Regionali e delle Autonomie, Mariastella Gelmini, ha annunciato oggi inuna conferenza stampa che il tunnel dei neutrini che collegherà il CERN in Svizzera con il Laboratorio Nazionale del Gran Sasso, Italia è stato approvato dal governo italiano come uno dei target di spesa dei recovery fund europei. 

Il ministro Gelmini aveva già menzionato questo tunnel in un comunicato stampa del 2011, quando era ministro della Pubblica Istruzione e della Ricerca Scientifica. Per questo annuncio era stata pesantemente criticata, ma ora, 10 anni dopo, è chiaro che non è stato un errore, ma un'affermazione profetica.

La costruzione del tunnel dovrebbe iniziare a breve. Comporterà un notevole impegno economico poiché la distanza tra i due laboratori è di circa 750 km. Ma la sfida, ha dichiarato Gelmini, vale la pena di essere raccolta perché apre la strada per raggiungere velocità superiori a quelle della luce. La cosa, sempre secondo Gelmini, potrebbe essere utilissima per i membri del governo nel caso si trovassero nella necessità di lasciare Roma molto in fretta.

Mario Draghi, Presidente del Consiglio, ha elogiato la dichiarazione della Sig.ra Gelmini e ha accennato al fatto che il nuovo tunnel potrebbe essere battezzato "Tunnel Gelmini" quando sarà completato. Il tunnel, inoltre, potrebbe essere utilizzato per operazioni bancarie a velocità superluminale che rafforzerebbero i legami dell'Italia con i centri finanziari europei.

Roberto Speranza, ministro della Salute, ha elogiato anche lui il nuovo tunnel, ma ha detto che anche in neutrini superluminali in arrivo in Italia dovranno sottostare a un regime di quarantena in quanto potrebbero essere portatori di nuove varianti del virus SARS-Cov-2

 
Nella foto, i ministri Roberto Speranza e Mariastella Gelmini alla conferenza stampa dove la costruzione del nuovo tunnel è stata annunciata




 

 

 

lunedì 8 giugno 2015

DRAGHI 2: un archetipo fra passato e futuro.


di Jacopo Simonetta

In un precedente post ho preso spunto da un “pesce d’Aprile”  pubblicato su Nature per parlare del ritorno dei draghi, non certo in quanto animali, bensì in quanto simbolo delle forze indomabili della
Natura.

Circa un mese dopo, mi sono capitati sottocchio ben tre articoli, stavolta serissimi, sull'origine e la diffusione del mito del Drago.    L’autore, Julien d’Huy, uno studioso di mitologia ed archeologia africana, ha utilizzato i metodi della tassonomia statistica per costruire un’ipotesi circa l’origine e la diffusione globale del mito del Drago sulla base delle citazioni letterarie antiche e delle tradizioni dei diversi popoli.   I risultati sembrano confermati dagli scarsi dati archeologici e linguistici disponibili.

Secondo l’autore, il mito avrebbe origini paleolitiche, nella forma di un serpente gigantesco capace di volare, dotato di corna e, forse, anche di capelli umani.   In origine, si sarebbe trattato di uno spirito/divinità legata alle acque, in particolare alle sorgenti, e capace di scatenate tempeste.   Nella ricostruzione del d’Huy, il mito avrebbe avuto origine in Africa settentrionale e si sarebbe diffuso dapprima verso est e poi in praticamente tutto il mondo, seguendo le varie ondate del popolamento umano, alla fine dell’ultimo periodo glaciale.

Naturalmente sono possibili anche altre ipotesi, ma se così effettivamente fosse, il Drago risulterebbe essere uno degli archetipi più antichi e profondi  della nostra mente.   Addirittura potrebbe essere nato insieme con la capacità di pensiero simbolico.   Vale a dire che potrebbe essere nato con la nostra stessa specie, circa 50.000 anni or sono, e da allora nostro compagno nel bene e nel male.   Un ipotesi estremamente affascinante, soprattutto alla luce dell’evoluzione che questo archetipo ha subito, particolarmente nella cultura occidentale oggi dominante a livello globale.   Da sempre simbolo di forze incontrollabili, il Drago è stato infatti gradualmente demonizzato, fino a diventare simbolo stesso del Diavolo, sconfitto ed ucciso da un eroe oppure da una Vergine, a seconda delle versioni.    Con il trionfo dell’illuminismo e del positivismo, i draghi sono stati accantonati nella polverosa soffitta della mitologia desueta, dove solo archeologi e scrittori stravaganti vanno a frugare, mentre i nuovi miti della Macchina, della Velocità e del Progresso davano forma e senso alla civiltà industriale.    In modo definitivo, si sarebbe detto fino a pochi anni or sono e  forse è davvero così, ma forse no.

Oramai da oltre un decennio, infatti, il Drago sta tornando di prepotenza nell'iconografia e nella cultura popolare attraverso immagini, giochi e narrativa, anche se spesso di mediocrissima lega.   Potrebbe rivelarsi una semplice moda fra le tante, ma se invece si dimostrerà un fenomeno duraturo e radicato, potrebbe essere un indicatore del massimo interesse per antropologi e sociologi.

Oggi, infatti accanto all'immagine classica del Drago nemico e distruttore, se ne trovano altre dove il Drago viene mostrato come una forza incontrollabile, ma non necessariamente ostile.     Anzi è spesso alleato dell’eroe od è esso stesso l’eroe, assurgendo perfino a simbolo di speranza.   Un cambio di significato in un archetipo di tale antichità significherebbe che qualcosa di molto profondo sta cambiando nel nostro inconscio collettivo.

Certo, ipotizzare che ci troviamo all'alba di una cambio radicale nei paradigmi mentali dell’umanità sarebbe a dir poco esagerato.   Ma nulla ci impedisce di pensare che ci potremmo trovare di fronte ad un “germe” della mitologia che darà sostanza e significato alle civiltà che, presumibilmente,  si svilupperanno nei secoli seguenti il collasso della civiltà attuale.   Se, infatti, possiamo trovare poco conforto in scienze come la Fisica, l’Ecologia o la Dinamica dei sistemi,

possiamo trovarne nell'archeologia.
Per costruire una società complessa ed una civiltà sono necessari fondamentalmente quattro soli ingredienti: suolo, acqua, biodiversità  e mitologia.   Coloro che oggi si occupano di resilienza danno molta importanza soprattutto ai primi due, ma anche del terzo alcuni tengono conto.   Del quarto ingrediente per ora non credo che si occupi nessuno o quasi.   Tuttavia, senza che neppure ce ne accorgiamo, è proprio su questo che forse stiamo facendo dei progressi interessanti.




martedì 14 aprile 2015

Il risveglio dei Draghi.

Di Jacopo Simonetta

Il primo aprile 2015 sul sito ufficiale della prestigiosa rivista “Nature” è stato pubblicato un articolo che ha suscitato una certa sorpresa.

In questo "pesce d'aprile" in stile tipicamente britannico, gli autori sostengono che, fra le conseguenze più inattese e letali del riscaldamento climatico, potrebbe verificarsi, a breve termine, il risveglio in massa dei draghi che si troverebbero attualmente in letargo.   L’analisi di documentazione storica inedita, proverebbe infatti che questi animali esistono veramente e che in passato hanno a più riprese inferto gravi danni all'umanità.   Non a caso in corrispondenza delle fluttuazioni calde del clima terrestre.

In un mio precedente post ho sostenuto che ci sono solide ragioni scientifiche per ritenere che Godzilla non esista, mentre esiste un ben più temibile mostro: il Leviatano (sensu Hobbes).   Forte di questa esperienza, vorrei qui discutere se, dietro la goliardata, questo articolo non possa celare una verità la cui portata, forse, sfugge agli stessi autori.

Per cominciare, cosa sono i draghi?    Al di la di una miriade di varianti locali e temporanee; al di là soprattutto della loro completa demonizzazione perpetrata in Europa dalla Chiesa, i Draghi sono conosciuti praticamente in tutto il mondo con le seguenti caratteristiche:
  • Dimensioni gigantesche.
  • Corpo serpentiforme, con o senza arti.
  • Lanciano fiamme; di solito con la bocca, ma talvolta dagli occhi.
  • Volano, con o senza ali.
  • Sono strettamente associati sia all'acqua che al fuoco ed all'aria.
  • Sono osservabili specialmente in occasione delle tempeste.
  • Sono sempre estremamente pericolosi, ma non necessariamente ostili.   Talvolta possono anche giovare gli umani, ad esempio mediante la pioggia.
  • Contro la loro ira gli uomini non hanno altra difesa che nascondersi o fuggire.   Solo i maggiori fra gli Dei o fra gli eroi possono, in qualche caso, vincere un drago (in Europa ci sono riusciti Apollo, Perseo e S. Giorgio).
  • Sono irascibili e tendenzialmente feroci, ma talvolta elargiscono agli uomini tesori di una saggezza antica.
  • Quando non volano, sonnecchiano a guardia di luoghi od oggetti della massima importanza, come l’Albero Cosmico.   
  • I loro rifugi sono perlopiù sotto le montagne, o sotto le acque.
Alla nostra mente analitica e materialista, tutto ciò parla solo di contorti meccanismi psicologici e culturali che tessono fantastiche leggende attorno a fenomeni naturali incompresi.   Ma non dimentichiamoci che praticamente tutte le civiltà precedenti la nostra hanno invece praticato con estrema serietà e scrupolo una lettura simbolica della realtà.   I veggenti sono stati per millenni fondamentali nella formazione della cultura, almeno quanto lo sono oggi gli ingegneri e gli avvocati.

Se dunque facciamo un piccolo sforzo di lettura simbolica, non risulta difficile identificare il Drago con la Tempesta che, per l’appunto, associa in un unico fenomeno altamente pericoloso e spesso distruttivo il fuoco dei fulmini, l’acqua della pioggia e delle piene, il vento.   Anzi, il Drago potrebbe essere semplicemente la forma con cui i veggenti “vedono” la tempesta.

In quest’ottica, la sostanziale uniformità strutturale con cui vengono descritti i draghi, articolata però in una miriade di varianti, sarebbe il frutto dell’interazione tra un fenomeno reale ed universale, ma non dotato di una forma definita, con il bagaglio culturale e l’immaginazione (sensu Schopenhauer) dell’osservatore.

Certo, non tutti i draghi sono riconducibili a fenomeni meteorologici estremi, ma moltissimi si.   Se questa interpretazione fosse corretta, si dovrebbe riconoscere a Hansen il merito di aver compiuto lo sforzo maggiore per mettere in guardia l’umanità da questo flagello.   Non vi è alcun dubbio, infatti, che il riscaldamento climatico stia risvegliando i Draghi in tutto il mondo.   Forze incontrollabili che, in maniera del tutto imprevedibile, travolgono noi  e  le nostre città  con la stessa disinvoltura con cui gli umani travolgono e devastano gli ecosistemi.

Ma quale potrebbe essere la relazione fra le tempeste e l’Albero Cosmico?   Ovviamente dipende dall'interpretazione che diamo di questo simbolo.   La più accreditata è che si tratti dell’asse di rotazione terrestre, ma altre ne sono possibili e compatibili.   In fondo, la potenza della mitologia risiede proprio nel fatto che presenta numerose realtà contemporaneamente.  

Un’altra interpretazione possibile dell’Albero Cosmico è che rappresenti la struttura portante delle realtà in cui viviamo.   In quest’ottica, l’Albero rappresenterebbe quindi il mondo vegetale su cui vivono gli animali e che crea la vita, armonizzando i quattro elementi in cui è contemporaneamente immerso: Aria, Acqua, Terra e Fuoco.

In parole contemporanee: l’ecosistema globale, in cui la vegetazione crea sinergia tra i fattori abiotici (atmosfera, acqua, suolo, energia).   Ma possiamo immaginare che le Tempeste ne siano i guardiani?   Francamente non ne sono sicuro, ma forse si, nella misura in cui le avversità climatiche hanno sempre rappresentato un potente fattore limitante per l’umanità.    Perlomeno finché l’uso industriale del petrolio non ci ha permesso di sviluppare tecnologie talmente potenti da prevalere perfino sul clima.   Temporaneamente; perché le conseguenze inattese di questo fatto stanno destando una nuova razza di “Draghi” sempre più temibili, mentre le nostre risorse per contrastarli iniziano a scarseggiare.

E che la prudenza sia una consigliera più affidabile della superbia è forse uno dei tesori di saggezza antica che i Draghi stanno cercando di insegnarci.  Per il momento, invano.

Dunque, potremmo dire che i Draghi stanno attaccando il Leviatano.   Per ora si tratta di eventi che, per quanto tragici a livello locale, hanno un impatto molto marginale sull'umanità nel suo complesso.   E certamente il Leviatano ha ancora molte carte da giocare in materia di sviluppo tecnologico, ma nel suo slancio di crescita indefinita e di dominio assoluto, sta oramai digerendo il suo stesso corpo.   Questo lo indebolisce, mentre Draghi sempre più forti e numerosi stanno sorgendo dagli abissi del cielo e degli oceani.

Draghi contro Leviatano!   Non ci crederete, ma stiamo partecipando ad una battaglia mitologica, eppure tanto reale da causare migliaia di morti e miliardi di danni ogni anno.

Nel frattempo, una rapida incursione nell'iconografia popolare, dimostra che queste creature stanno vivendo un autentico "revival" nell'iperspazio virtuale.   Sempre più, i draghi dilagano infatti ovunque si lasci spazio alla fantasia: nel cinema, nei videogiochi, nell'arte, su internet, eccetera.    Ma ancora più interessante è il fatto che il nostro atteggiamento verso queste creature sta cambiando.   Da simbolo di un Male assoluto da distruggere, a simbolo di una Natura indomita, ma non intrinsecamente ostile.   Per alcuni, perfino un simbolo di speranza.
I Draghi non esistono come animali e non sono la causa delle tempeste o dei terremoti, ma esistono sicuramente come simboli.   Al di la degli scherzi, un così diffuso e radicale cambiamento di atteggiamento nei loro confronti potrebbe quindi essere indizio che qualcosa di molto profondo sta davvero ambiando nell'inconscio collettivo di una frazione marginale, ma consistente dell'umanità.
Come andrà a finire?   Si accettano profezie.