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lunedì 2 novembre 2015

Uno specchio lontano: il bimillenario delle campagne di Cesare Germanico

Da “Resource Crisis”. Traduzione di MR

Di Ugo Bardi


(Immagine: una scena di battaglia che mostra le truppe Romane che combattono i Barbari. Questo rilievo è molto posteriore ai tempi di cui si parla in questo post, ma da l'idea di come queste battaglie erano viste ai tempi dei Romani: "Grande Ludovisi Altemps Inv8574" di Autore Sconosciuto - Jastrow (2006).  Concesso in licenza per il dominio pubblico via  Commons ) 


Giulio Cesare Germanico, nipote dell'Imperatore Augusto, è stato chiamato “Germanico” non perché amasse i popoli germanici, piuttosto perché è stato impegnato in una campagna spietata che fatto terra bruciata contro di loro. Ciononostante, è riuscito ad ottenere pochissimo, principalmente mostrare che l'Impero Romano, nonostante tutta la sua grandezza, non poteva conquistare la Germania








Il successo, a volte, mostra i nostri limiti più della sconfitta. E' una lezione che i Romani hanno dovuto imparare in modo duro quando hanno cercato di soggiogare le tribù germaniche ad est del Reno, fra il primo secolo AC e il primo secolo DC. Il tentativo ha richiesto una lunga serie di campagne e, forse, il culmine è stato raggiunto 2000 anni fa, dal 14 al 16 DC, quando i Romani hanno invaso la Germania con non meno di otto legioni sotto il comando di Tiberio Claudio Nero, conosciuto come Germanico, nipote di Augusto e figlio adottivo dell'Imperatore Tiberio. Il numero totale di truppe impiegate poteva essere stato di almeno 80.000 uomini, forse vicino ai 100.000. Circa un terzo dell'intero esercito Romano. Usando un termine moderno, potremmo dire che i Romani stavano cercando di spianare i loro nemici con un rullo compressore.