domenica 19 aprile 2015

Una tavola periodica degli elementi in via di esaurimento

Dafastcoexist”. Traduzione di MR (via Jacopo Simonetta)

Questa è una lezione che l'industria della tecnologia deve capire bene.

di Jessica Leber


Potreste non rendervene conto, ma quasi ovunque intorno a voi ci sono metalli rari provenienti dalla terra. Nel vostro telefono, computer o in qualsiasi altro schermo LCD, per esempio, troverete un po' di indio, un metallo morbido e malleabile che è disponibile in quantità ridotte sulla crosta terrestre. Il gallio, che può emettere luce da un impulso elettrico, viene usato in semiconduttori, LED, laser e nell'industria solare. Il renio, uno degli elementi più rari della crosta terrestre, serve comunemente nei motori dei jet. In altre parole, nelle nostre vite quotidiane dipendiamo da molti metalli che sono o poco comuni, o ambientalmente dannosi o che si trovano soltanto in luoghi come Cina, Bolivia o nella Repubblica Democratica del Congo dilaniata dalla guerra (non nazioni con le quali gli Stati Uniti si trovano in buoni rapporti). Qual è il rischio che un giorno non saremo in grado di dipendere da nessuno di questi elementi? E' questa la domanda posta dai ricercatori dell'Università di Yale, che ora hanno catalogato quanto siamo in pericolo di mettere tutte le nostre uova nello stesso cestino.

La concentrazione degli elementi in un circuito stampato.

Guardando ciascuno dei 62 metalli che usiamo oggi, compresa la scarsità di ogni elemento, la concentrazione in ciascuna nazione e la difficoltà di trovare sostituti adatti, lo studio crea una tavola periodica del rischio (o, come lo chiamano i ricercatori, “criticità”). I metalli come zinco, rame ed alluminio – quelli più comunemente usati nelle industrie manifatturiere da molto prima della rivoluzione dei computer – pongono un piccolo rischio, pertanto hanno punteggi di “criticità” relativamente bassi. Tuttavia, a differenza dei metalli che erano comuni nelle ere passate, quelli usati nelle tecnologie più nuove ed emergenti, compresi smartphone, batterie, celle solari avanzate e varie applicazioni mediche, non sono altrettanto facili da ottenere in modo affidabile, mostra la valutazione. Alcuni degli elementi, come l'arsenico e il selenio, non possono essere estratti singolarmente; di solito sono un sottoprodotto di altri processi minerari.



Elementi con il maggiore rischio di disponibilità. (nota: questa figura è stata corretta durante la traduzione - l'articolo di Leber mostrava un dettaglio da una figura dall'articolo originale di Graedel, ma interpretato in modo sbagliato. Questa qui sopra è la figura completa.)



Lo studio, pubblicato fra gli Atti dell'Accademia Nazionale delle Scienze, ha scoperto che i limiti di disponibilità sono più importanti per i metalli usati nell'elettronica, come il gallio e il selenio. Per le implicazioni ambientali, i metalli come oro e mercurio hanno dimostrato i rischi maggiori. Restrizioni di disponibilità imposte potrebbero alterare la disponibilità di metalli come il cromo e il niobio, che contribuiscono alla formazione di importanti leghe di acciaio, tungsteno e molibdeno, che vengono usati per leghe ad alta temperatura. Il punto più importante per gli autori dello studio è quello di sottolineare la necessità di un programma di maggiore riciclaggio dell'elettronica così come di un cambiamento nel modo di pensare la progettazione. Più si rimettono in circolazione questi metalli, meno diventa la domanda di materiale fresco di miniera, osserva l'autore principale, l'ecologo industriale Thomas Graedel, che dice,  “Penso che questi risultati dovrebbero mandare un messaggio ai progettisti dei prodotti: passare più tempo a pensare a cosa succede dopo che i loro prodotti non vengono più usati.”


Link all'articolo originale di Graedel et al.  (N.B. link aggiunto dai traduttori, come al solito, questi giornalisti cialtroni non si preoccupano di aiutare il lettore a rintracciare la fonte originale del loro pezzo)